«Io sono fedele al precetto di Voltaire ed è questo. Dico al mio avversario: ‘Io combatto la tua fede che è contraria alla mia ma sono pronto a battermi fino al prezzo della vita perché tu possa esprimere liberamente il tuo pensiero’. Ecco qual è la mia posizione. Cioè, io non sono credente ma rispetto la fede dei credenti. Io, per esempio, sono socialista ma rispetto la fede politica degli altri e la discuto. Discuto con loro, polemizzo con loro ma loro sono padroni di esprimere liberamente il loro pensiero. Io sono democratico in questo senso, veramente». In queste parole c’è tutto Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica più amato della storia italiana. Chi ha qualche capello bianco in testa lo ricorda mentre porta conforto alle popolazioni dell’Irpinia dopo il tragico terremoto del 1980 oppure mentre festeggia in tribuna la vittoria della nazionale italiana ai Mondiali di calcio del 1982.

La Presidenza delle Repubblica, però, rappresenta solo la fase finale della vita e della carriera politica di Pertini, che aveva già più di ottant’anni quando venne eletto presidente, nel 1978. Ma chi era stato Pertini fino a quel momento? Ce lo racconta in cento capitoli veloci ed emozionanti Luigi Garlando nel suo Sandro libera tutti (Rizzoli, 2025, pp. 368), ritratto intimo di un uomo fuori dal comune che con la sua lezione di umanità ha fatto la storia del Novecento italiano.

Luigi Garlando (foto concessa)

Tutto ha inizio, nel racconto di Garlando, nel casotto degli attrezzi di una villa ligure, dove un bambino gioca a intagliare il legno. Sandro Pertini, figlio di una famiglia agiata, da grande vorrebbe fare l’ebanista, occuparsi di mobili e di legname pregiato.

L’Italia dei primi del Novecento è, però, un paese in fermento: la distanza tra ricchi e poveri è enorme, il vento del socialismo scuote le piazze, l’entusiasmo degli interventisti spinge alla guerra. Sandro osserva, ascolta, dubita. Le domande scomode, le ingiustizie sociali, la Prima guerra mondiale forgiano la sua coscienza, alimentano la sua fame di giustizia. Crescendo, Sandro capisce che non è il legno ciò che vuole modellare, ma la società. Per renderla migliore, perché sia un luogo di giustizia e libertà per tutti. Una passione cresce in lui, più forte di qualsiasi altra: la politica, non quella dei palazzi del potere ma quella che ha a cuore le persone e il bene comune. Sarà questa spinta a determinare la sua esistenza, a consentirgli di sopportare gli anni di carcere, di lottare contro il fascismo, di impegnarsi giorno dopo giorno per la neonata Repubblica italiana, fino a diventarne il presidente. Fino a diventare una figura che è per tutti un simbolo di resistenza, integrità, dedizione agli ideali più alti. Ma anche di simpatia e vicinanza alla gente comune.

Perché Pertini era uno di noi. E proprio per questo il suo esempio continua a colpirci.

© Riproduzione riservata