Da molti decenni l’Asia è di moda in Occidente. Singapore, la Thailandia, ma anche il Vietnam e la Cambogia fanno oramai parte del circuito del turismo anche nostrano. Un bell’aereo e via alla scoperta di luoghi, culture, gusti e civiltà così lontane dalle nostre. Quanto poi si scopra veramente facendo i turisti all’interno di tour più o meno organizzati e soggiornando negli hotel e nelle località più battute questo è un altro paio di maniche. Il turista, in fondo, si muove per diletto e non è tenuto a capire, imparare oppure apprendere. Oppure si? Aggiungiamo un’altra questione: prima di partire per questi luoghi così lontani meglio una bella guida modello Lonely Planet oppure un libro scritto da qualcuno che quelle località le ha vissute in prima persona, pienamente. Noi propendiamo per la seconda scelta, per il semplice fatto che prima di visitare un luogo oppure una nazione bisognerebbe comunque cercare di coglierne le complessità, le virtù e anche i vizi. Non fosse altro per ragionare sul fatto che gli splendidi alberghi di Dubai sono costruiti con il lavoro di veri e propri schiavi e che i casinò di Singapore sono scintillanti solo dall’esterno.

Quindi, se siete pronti a imbarcarvi per la Thailandia oppure per la Birmania, prima leggetevi avidamente Asia criminale (Baldini+Castoldi, 2025, pp. 288), reportage giornalistico con la verve di altri tempi scritto a quattro mani da Massimo Morello ed Emanuele Giordana. Ma perché Asia criminale? Ma perché di fatto una tela di ragno copre il Sudest asiatico. È un immenso triangolo illegale: il vertice sud è a Singapore, l’angolo a nordovest in Birmania, quello a nordest nel golfo del Tonchino, ovvero nel mar della Cina meridionale. La bisettrice del triangolo attraversa la Thailandia, intersecando ancora Birmania, Laos e Cambogia. È il Nuovo Triangolo d’Oro di questa parte di mondo, dove il terreno favorisce la coltivazione del papavero da oppio.

La copertina del libro

In questa vasta zona, fuori dalle rotte abituali non solo del turismo, ma anche del nostro giornalismo, due reporter figli di una tradizione giornalistica ormai sempre più rara e che da anni percorrono e vivono il Sudest asiatico, investigano i regni dei signori della guerra e della droga, dove gli esseri umani sono una merce, al pari dell’oppio, dell’eroina, delle metanfetamine, del legname, delle pietre preziose e delle armi. Luoghi in cui i traffici sono mascherati da movimenti di guerriglia e viceversa, spesso in quelle Special Criminal Zones ai confini tra gli Stati, dove si sono sviluppate le enclavi cinesi nelle altre Nazioni. Il giro d’affari maggiore è oggi nelle Scam City, città-prigione dove oltre 200.000 schiavi informatici operano nelle frodi e nel gioco online, un business che vale miliardi di dollari. Anche il mare e le coste sono scene del crimine, tra pirateria, traffici d’armi e di esseri umani, sulla corrente dei profughi. In altri luoghi ancora il crimine è più occulto, tra centrali di riciclaggio del denaro e società finanziarie. Ed è proprio in modo occulto che le storie del Nuovo Triangolo d’Oro si ripercuotono a livello globale, influenzando senza che ce ne rendiamo conto anche le nostre vite. Perché l’illegalità crea enormi guadagni per chi lo gestisce, ma colpisce in qualche modo il resto dell’umanità, diffondendo insicurezza, violenza, costi aggiuntivi per proteggerci da frodi, truffe, inganni. Soprattutto l’illegalità diffusa costringe gli esseri umani in due soli ruoli: le vittima e i carnefici. E questo è semplicemente disumano.

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