Edina Altara, illustratrice, decoratrice, pittrice e creatrice, rientra fra quelle donne poco conosciute ma del tutto speciali, capaci di segnare con il proprio ingegno e la propria femminilità il loro tempo, e di conseguenza il nostro. Fu artista appassionata e apprezzata, collaborò con le più prestigiose riviste di moda contribuendo a creare nell'opinione pubblica l'immagine di una donna indipendente ed emancipata.

***

L'INFANZIA - Edina Altara nasce a Sassari il 9 luglio del 1898, in una famiglia colta e raffinata. Sin da piccina porta con sè quelle scintille di furore creativo che solo l’arte è capace di far emergere. Gioca con la carta, i nastri e la stoffa, e si diverte a fare collage. Non vuole che i genitori le comprino bambole, preferisce crearle da sé. "Sentivo proprio il bisogno di far nascere qualcosa dalle mie mani", rivelerà poi in suo scritto.

I giocattoli di carta

LE PRIME MOSTRE - Autodidatta, preferisce alla scuola il silenzio della sua camera, ambiente per lei ideale e magico laboratorio dove poter creare. Nel 1916, a soli diciotto anni, espone per la prima volta i suoi lavori alla Mostra della Mobilitazione civile a Sassari, ed è subito un grande successo. Il re Vittorio Emanuele III compra la sua opera "Nella terra degli intrepidi", ancora oggi conservata nelle sale del Quirinale.

IL PLAUSO DEI CRITICI - Il suo nome valica i confini dell’Isola e le sue opere vengono recensite dai più qualificati critici d’arte dell’epoca come Vittorio Pica e Margherita Sarfatti. In un periodo storico in cui l’artista donna viene considerata primitiva, infantile e priva di raziocinio, le sue opere vengono giudicate ragionate e studiate, prova di creativo ingegno.

LA TECNICA - Per creare i suoi quadri Edina non usa né pennello né colori, ma dipinge e disegna ritagliando, con la tecnica del collage. A questa produzione affianca quella dei giocattoli di carta colorata, piccoli personaggi tridimensionali vestiti in costume, come la ragazza con la capretta o quella che lava i panni in un catino, esposti alla Mostra del giocattolo di Milano del 1916.

Una delle celebri illustrazioni dell'artista sarda

GLI ANNI A CASALE - Nel 1918 Edina lascia la Sardegna per trasferirsi a Casale Monferrato. Si concentra sull’illustrazione che le consente di sostenersi economicamente e di inserirsi, quale autrice di celebri copertine per riviste di moda, nel panorama nazionale. Nel 1922 sposa Vittorio Accornero de Testa, illustratore, pittore e scenografo e creatore dell’iconico foulard Flora di Gucci: con lui avvierà un lavoro di simbiosi stilistica totale, che la porterà a a realizzare pubblicità per note case cosmetiche e per Borsalino. Le donne che disegna Edina sono indipendenti e anticonformiste, vestite solo per piacere a se stesse. Nel 1935 vive una traumatica separazione dal marito, da cui si riprende tuttavia rapidamente: dopo pochi mesi apre un atelier di moda e nel 1936 espone le sue tovaglie dipinte alla Triennale di Milano.

COLLABORAZIONI IMPORTANTI - Dal 1942 collabora con Vogue e Harper Bazar, conosce l’architetto e designer Giò Ponti, diventando per lui la pittrice cantastorie che rielabora la mitologia greca.

L'artista posa con le sue opere

GLI ULTIMI ANNI - Si spegne nel 1983 dopo molti anni dedicati a lavori più e meno gratificanti, ma sempre nella realistica consapevolezza di quanto i tempi non fossero ancora maturi per la creatività pura di stampo femminile. "Non mi illudo – avrebbe raccontato in un’intervista a L’Unione Sarda – il mio successo è stato determinato dalla curiosità; noi donne siamo così fatte che l’arte vera non la possiamo raggiungere tanto facilmente".

La storia completa nel volume "Sardegna al femminile" disponibile nello store online a questo link
© Riproduzione riservata