Nella Cappella Sistina, Michelangelo, volendo mostrare l’attimo stesso della creazione dell’essere umano, scese di raffigurare Adamo di fronte a Dio. I due tendono la mano e le loro dita quasi si toccano, come se l’essenza della vita potesse riassumersi in quel semplice tocco solo accennato, solo sfiorato. Michelangelo, nella sua grandezza di artista, sorprese i contemporanei con questa interpretazione della Creazione divina. Tutti si aspettavano che una luce colpisse Adamo o che il primo uomo fosse circonfuso di splendore. Invece sembra che Michelangelo abbia voluto evocare quello che è il messaggio fondamentale lasciatoci dal filosofo argentino Pablo Maurette nel suo breve saggio dedicato al tatto “Il senso dimenticato” (il Saggiatore, 2025, pp. 214, anche e-book): «Forse la vecchia credenza occidentale che individua l’essenza di ciò che siamo all’interno del corpo, inaccessibile ai sensi, è falsa. Forse la nostra natura si trova proprio sulla superficie. Sulla pelle».

La copertina del libro

Una prospettiva originale, così come originale è il saggio di Maurette. Il senso dimenticato è una storia culturale del tatto, il senso che ha plasmato l’arte, la filosofia e la letteratura, ma anche il cinema. Un viaggio curioso e sorprendente nelle nostre radici per capire come non solo di sguardi, di suoni, di odori e sapori sia fatto il nostro immaginario, ma soprattutto di ciò che è riuscito a sfiorare la nostra superficie fino a toccarci nel profondo. Quante volte ci ricordiamo il calore di una carezza anche lontana nel tempo? Come possiamo dimenticare la prima volta che le nostre labbra hanno sfiorato quelle altrui, sulla spinta dell’amore e del desiderio?

Pablo Maurette

Eppure, definire che cosa sia il tatto è allo stesso tempo immediato e sfuggente. Subito pensiamo ai polpastrelli delle dita, ma tutta la nostra superficie corporea è sede tattile. Già Aristotele si era chiesto se fosse un senso solo o molti, essendo diffuso in tutto il corpo. Fu Lucrezio, tuttavia, nella sua opera dedicata al mondo naturale, il De rerum natura, a sostenere che il tatto governa la natura, tanto che gli altri sensi possono essere considerati come sue varianti. Da qui comincia l’esplorazione di Pablo Maurette dei molti significati che scrittori, artisti, poeti, intellettuali e persone comuni hanno dato al tatto e di ciò che hanno capito attraverso di esso: dall’Iliade, che sin dalla sua metrica – l’esametro dattilo - sottolinea il legame tra la mano e la parola, a Moby Dick, con i tanti passaggi dedicati proprio alle sensazioni fisiche; dal lingchi della tradizione cinese – la pena capitale che annientava la persona trasformandola in un ammasso informe di carne –, a malattie come la sifilide o la peste, in cui si è rivelato cruciale il rapporto tra contatto e contagio; fino alle tante pagine scritte sul bacio, massima espressione del tatto e soglia tra il materiale e lo spirituale.

Il senso dimenticato è un’opera che ci fa riconsiderare l’essenza umana come qualcosa che non sta dentro di noi, ma sull’epidermide. Il tatto, in fondo, è l’unico senso che ci permette di conoscere insieme il mondo e la nostra individualità: perché toccare è anche essere toccati, e sentire qualcosa è sempre anche sentire noi stessi.

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