Il 25 novembre viene celebrata la giornata contro la violenza sulle donne. Una ricorrenza che vuole ricordarci quanta strada ci sia ancora da compiere sul fronte della parità e del rispetto per l’universo femminile. Di fronte ai ricorrenti femminicidi e alle situazioni di abusi in contesti anche al di sopra di ogni sospetto è evidente quanto ci sia bisogno di riflettere sul tema dei rapporti tra i sessi. Un utile strumento di riflessione è Il massacro del Circeo (tab edizioni, 2025, pp. 180, anche e-book), volume scritto a più mani che ricostruisce un delitto efferato compiuto mezzo secolo fa. Un fatto di cronaca nera che ha segnato un prima e un dopo nella coscienza collettiva, nel linguaggio pubblico, nella legislazione, nell’immaginario dell’Italia.

Tutto ebbe inizio il 25 settembre del 1975, un anno cruciale sul fronte della lotta delle donne per l’uguaglianza. Proprio nel 1975 venne rinnovato il diritto di famiglia, cioè il complesso di leggi che regolavano l’ambito familiare. Si sancì la parità tra moglie e marito, tra uomini e donne che abitavano nella stessa casa. Fino a quel momento l’uomo era stato il capofamiglia, colui che aveva le redini del comando sulla moglie e sui figli. Non venne invece abolito un triste retaggio del passato, il delitto d’onore, una legge che prevedeva grosse attenuanti per gli uomini che uccidevano le donne della propria famiglia (moglie, figlie, sorelle) per questioni di disonore: tradimenti, relazioni non accettate dal capofamiglia. Insomma, qualcosa era cambiato, ma non basta una legge a cancellare secoli di cultura distorta.

La copertina del libro

Ebbene, in quel 1975 due ragazze, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, accettarono l’invito a una festa a Lavinio da parte di due giovani della Roma bene, Gianni Guido e Angelo Izzo. Le ragazze vennero in realtà portate a San Felice Circeo, in una villa di proprietà di Andrea Ghira, un amico di Guido e Izzo, che raggiunse il gruppo alcune ore dopo. Quella che sembrava una serata qualsiasi si trasformò in un sequestro di ore interminabili di violenze e torture: solo Donatella riuscì a sopravvivere, diventando la testimone di un delitto che mise a nudo tutte le contraddizioni della società italiana.

A mezzo secolo di distanza, Il massacro del Circeo non è soltanto la ricostruzione di quella notte ma l’analisi di ciò che l’ha preceduta e seguita: il contesto politico e sociale della metà degli anni Settanta, il linguaggio dei media e della giustizia, la percezione collettiva della violenza di genere. In questa indagine corale, che intreccia cronaca, diritto, cultura e memoria, gli autori ripercorrono un precedente come il caso Montesi, ricostruiscono il clima di Roma nel 1975, il processo e la sua spettacolarizzazione. Analizzano, inoltre, l’elaborazione della vicenda da parte dei media, della letteratura e del cinema, mostrano come l’evento abbia fornito un impulso decisivo per la modifica del quadro giuridico sulla violenza sessuale, analizzano gli stereotipi di genere e la mascolinità tossica, riflettono sull’evoluzione del movimento femminista in risposta a tali.

Emerge forte una triste realtà: a distanza di cinquant’anni, il massacro del Circeo resta una ferita aperta e un passaggio fondamentale che ha contribuito a spostare il dibattito dalla morale alla persona, aprendo la strada a una nuova consapevolezza civile e a un cambiamento ancora in atto.

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