«Un’occasione imperdibile», la definisce la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. «In Sardegna potrebbe sorgere una sorta di piccolo Cern italiano, un centro che diventerebbe punto di riferimento per la ricerca scientifica internazionale. Il Governo crede nella candidatura del nostro Paese: abbiamo le eccellenze, abbiamo l’area dell’ex miniera di Sos Enattos che è perfetta per ospitare il telescopio di onde gravitazionali più grande al mondo. Abbiamo tutte le carte, ora sta a noi giocare bene questa partita con i Paesi Bassi, i nostri competitor».

Bolognese, classe 1965, avvocata, elegantissima dama di ferro di Forza Italia, già ministra per le Politiche europee nel Governo Berlusconi IV, Anna Maria Bernini vanta una grande esperienza – come avvocata e docente universitaria – in tema di arbitrato, conciliazione, metodi extragiudiziali di composizione dei conflitti. Non c’è un conflitto con l’Olanda; c’è però una competizione, sicché è meglio avere dalla propria parte una ministra capace di, come dice lei, «giocare bene questa partita». E dell’Einstein Telescope di Lula, lei ha più volte sottolineato «il grande valore scientifico e strategico per il nostro Paese».

Ministra Bernini, si prevedono anche ricadute occupazionali. È stata fatta una proiezione, una stima dei posti di lavoro che nascerebbero?

«Certo, è stato fatto un primo studio di fattibilità. Prevediamo circa 36mila occupati solo per la costruzione dell’infrastruttura. Poi avremo oltre ai ricercatori, non solo personale tecnico, ma anche servizi, infrastrutture e tutta una serie di attività collegate. Una importante opportunità per la Sardegna e per l’Italia intera».

Qual è l’investimento previsto?

«Il volume d’affari stimato dagli studi è di circa 6 miliardi di euro in nove anni, che è l’arco temporale necessario alla realizzazione del telescopio. Nei prossimi mesi affineremo queste ricerche, con lo sviluppo tecnico del progetto».

Il presidente della Regione Christian Solinas è tornato sull’importanza del progetto chiedendo al Governo di continuare a farsi parte attiva nel confronto con gli attori protagonisti e con l’Europa. Quali passi, ancora, bisogna fare per superare l’Olanda?

«Abbiamo iniziato bene il percorso. Possiamo vantare un testimonial d’eccezione quale il Nobel Giorgio Parisi, nel frattempo abbiamo attivato la rete diplomatica per raccogliere l’appoggio dei Paesi interessati o potenzialmente interessati al progetto. Anche l’ingresso dell’ambasciatore Ettore Sequi come capo delegazione nel Board of Government Representatives di Einstein Telescope è un passaggio importantissimo in questa fase. Io stessa ho parlato di questa candidatura con la commissaria europea alla ricerca, Mariya Gabriel, durante un bilaterale a Palazzo Chigi. E al Ministero stiamo realizzando un dossier di candidatura solido sugli impatti economici, il coinvolgimento delle imprese, il trasferimento tecnologico e le infrastrutture necessarie. Il risultato finale sarà il frutto di un vero lavoro di squadra».

Qual è il punto di forza della candidatura del nostro Paese, la qualità che l’Olanda non può vantare?

«L’eccellenza. Penso a tutti i ricercatori italiani che portano in alto il nome del nostro Paese in ambito scientifico, alla loro competenza ed esperienza. Possiamo vantare una lunga tradizione che ha portato già alla realizzazione di infrastrutture come i laboratori sotterranei del Gran Sasso o alla installazione in Toscana del rilevatore Virgo, finora l’unico laboratorio in Europa dedicato allo studio delle onde gravitazionali».

Perché è stato individuato il sito di Lula?

«La Barbagia è un luogo eccezionale, il sito di Sos Enattos ha caratteristiche uniche. È uno dei luoghi più silenziosi della terra, condizione indispensabile per poter rilevare le vibrazioni legate al passaggio delle onde. È un’area stabile dal punto di vista sismico, c’è un basso livello di rumore antropico, motivi per cui l’ex miniera può essere riutilizzata come base sotterranea per il progetto».

In Sardegna si paventa il rischio che il progetto del parco eolico di Gomoretta finisca per mettere fuori gioco l’Isola (e l’Italia). A gennaio, l’allora sottosegretaria Augusta Montaruli rispondendo a un’interrogazione ha parlato dello studio del Ministero per verificare l’impatto degli impianti eolici esistenti e definire una distanza minima. A che punto siamo?

«Dobbiamo dare massima importanza agli studi scientifici prodotti dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, per garantire la realizzazione dell’infrastruttura, e comunicheremo al più presto le decisioni del Governo, che sta facendo di Einstein Telescope una vera priorità».

Cambiando argomento. Ha annunciato che dal prossimo anno a Medicina il numero chiuso sarà superato, con il 30% di posti in più. Ha aggiunto che sarà necessario definire il fabbisogno reale di nuovi iscritti sentendo le Regioni. Significa che quella percentuale sarà ritoccata?

«C’è un gruppo istituito al Ministero che sta lavorando a un’analisi scrupolosa dei fabbisogni effettivi. Sulla base di primissime stime ipotizziamo un aumento dei posti tra il 20% e il 30% rispetto al passato. Ma per il numero consolidato aspettiamo le conclusioni del tavolo tecnico, che comprende le esigenze di tutti gli interessati. Vogliamo aumentare i posti disponibili a Medicina ma in maniera programmata e sostenibile».

C’è l’imbuto delle scuole di specializzazione...

«Oggi registriamo una domanda eccessiva per alcune specializzazioni, mentre altre sono quasi deserte. Così rischiamo di avere alcune qualifiche del tutto inflazionate e, ad esempio, non avere personale per la medicina d’urgenza. Con il ministero della Salute vogliamo intervenire su questo. Si tratta di riforme che richiedono tempo e risorse, ma che dobbiamo sostenere».

Ha parlato di Piano Mattei della ricerca. Non basterebbe magari pagare meglio, con stipendi dignitosi, i giovani (e non più giovani) ricercatori?

«L’emorragia dei nostri cervelli che vanno all’estero deve essere fermata. Spendiamo soldi per formare questi giovani talenti che altrove brillano, lasciando competenze e successi. È per questo che ho parlato della necessità di un Piano Mattei della ricerca. Dobbiamo far sì che questi ricercatori rientrino nel nostro Paese rafforzati da una esperienza internazionale. Ma al tempo stesso dobbiamo diventare attrattivi per i ricercatori stranieri. Credo nella cooperazione scientifica, la ricerca cresce con la condivisione».

A giorni sarà a Lula...

«Sarò in Sardegna all’inizio della prossima settimana per l’inaugurazione dell’anno accademico delle Università di Cagliari e di Sassari. E lunedì pomeriggio avrò il piacere di visitare il sito di Sos Enattos».

Piera Serusi

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