A Sadali l’amore ha una casa precisa: si trova accanto a una cascata che non smette mai di scorrere e porta il nome di San Valentino. Qui, nel cuore della Barbagia di Seulo, il Santo protettore degli innamorati non è soltanto un’immagine da calendario: è una presenza che attraversa i secoli, radicata tra pietre romane, archi gotici e tradizioni popolari capaci di intrecciare fede, natura e leggenda.

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La chiesa parrocchiale dedicata a San Valentino è un piccolo scrigno che racconta oltre millecinquecento anni di storia. Il primo impianto risale tra V e VI secolo: a testimoniarlo è la fornace romana per la cottura dei laterizi rinvenuta sotto il presbiterio durante i restauri del 1996, un reperto sorprendente, intatto all’interno nonostante i secoli.

Il secondo grande ampliamento arriva nella prima metà del Trecento: il portale ogivale e le arcate a sesto acuto parlano un linguaggio gotico, severo e slanciato, che ancora oggi definisce la struttura. L’interno è a navata unica con sei cappelle laterali: tra queste, la più affascinante è quella dell’Assunta, edificata tra XVII e XVIII secolo per volere di Salvatore Locci, testimonianza di una devozione colta e personale.

Il volto della chiesa si completa solo nel 1960, quando sul fianco destro viene aggiunto il campanile e una nuova cappella: segno che il tempo non smette di stratificare memorie e architetture.

Il calendario ufficiale fissa al 14 febbraio la memoria liturgica del Santo, ma a Sadali la vera festa è l’8 maggio e soprattutto il 6 ottobre, “Sa festa manna”. Non era un capriccio: celebrare in pieno inverno, quando il bestiame era magro e le dispense vuote, era insostenibile per i contadini. L’autunno invece portava il grano raccolto, il vino della vendemmia, frutta e ortaggi abbondanti: la festa divenne così anche celebrazione della prosperità.

La devozione a San Valentino è colorata da tradizioni originali. A Sadali lo chiamano “Su Santu coiadori”, il Santo che “fa sposare”. Secondo l’usanza, scuotere tre volte la piccola statua del “Santu Valentineddu” aumenta le probabilità di trovare moglie o marito. In tempi di siccità, invece, la stessa statua veniva immersa nelle acque delle gore o della cascata per invocare la pioggia: un rito che fonde spiritualità e vita quotidiana.

Accanto alla chiesa si trova la cascata di San Valentino: alta circa sette metri, è l’unica in Sardegna a sgorgare nel cuore di un centro abitato. Per i sadalesi non è solo spettacolo naturale, ma parte integrante dell’identità del borgo. La sua acqua scende perenne, anche se più scarsa d’estate, alimentata dalla sorgente Funtana Manna: la più grande del territorio, considerata vitale per tutto il “Tacco” orientale.

Non poteva mancare, in un luogo così, la leggenda. Si racconta che un vecchio di Nurallao viaggiasse per la Sardegna con una piccola statua di San Valentino, ritenuta miracolosa. Giunto a Sadali, si riposò accanto alla cascata, ma al momento di ripartire scoprì che il simulacro era diventato pesantissimo, impossibile da sollevare. Tornò con due compaesani robusti, ma neppure in tre riuscirono a smuoverlo.

Gli abitanti di Nurallao tentarono allora di riprendersi il Santo con la forza: si radunarono armati, pronti all’attacco, ma un improvviso temporale, fatto di lampi, tuoni e pietre scagliate dal cielo come da cento frombolieri, li ricacciò indietro terrorizzati. Da quel giorno il piccolo San Valentino restò a Sadali, protettore del borgo e delle speranze di chi ama.

Oggi Sadali conserva tutto questo: una chiesa che è palinsesto di epoche diverse, un calendario di feste che racconta la vita contadina, una cascata che continua a scandire i giorni e una leggenda che ancora vibra nel racconto popolare. 

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