Come una seada, la rivisitazione dello chef Stiven Toro del piatto tipico
Stesso impasto ma ripieno diverso: frutti di mare e patate gialle americane(foto Scano)
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Oggi su Ricette sarde parliamo di una rivisitazione di un piatto della tradizione molto amato: le seadas, stavolta in una declinazione salata.
Per conoscere meglio questa preparazione inedita abbiamo contattato colui che l’ha inventata, lo chef stellato Stiven Toro del ristorante ‘La Conchiglia’ di Loiri Porto San Paolo.
ORIGINI. «Il piatto si chiama “Come una seada”: è lo stesso impasto della seada classica, ma il ripieno è diverso: ci sono i frutti di mare con le patate gialle americane».
INGREDIENTI. «Per l’impasto: 500 grammi di semola di grano duro, 80 grammi di strutto e 180 ml di acqua naturale. Per il ripieno: 2 calamari, 6 gamberoni, cozze e vongole a piacere, 2 tentacoli di polpo. 3 patate americane di media misura già sbollentate».
PREPARAZIONE. «Per fare l’impasto, si fa un amalgama della semola di grano duro, dello strutto e dell’acqua, fino a creare un impasto omogeneo ed elastico. Una volta che si crea questa ‘palla’ dell’impasto, la si lascia riposare per 4 ore.
Successivamente la si stende allo spessore di un millimetro e poi la si riempie con il ripieno di cozze, vongole, calamari, gamberi, polpo e patate sbollentate.
In una casseruola con uno spicchio d’aglio si salta il polpo a pezzetti, un calamaro a pezzetti, le cozze e le vongole sgusciate e tre gamberi tritati. Si salta il tutto per qualche secondo in modo che il pesce prenda il calore perché, quando lo si mette dentro la seada deve essere mezzo crudo: finirà la cottura quando sarà all’interno della seada. Dopo aver saltato il pesce si aggiungono le patate dolci schiacciate. Una volta che la farcitura è pronta, si inizia a fare la seada.
Il pesce rimasto dal ripieno lo si salta con aglio e olio e una decina di pomodori pachino tagliati. Si mette la seada a bollire per 3 minuti nell’acqua salata; passati i tre minuti si può iniziare a mantecare fino ad ottenere una cremina densa. Consiglio di usare poco sale e niente pepe».