Assalto eolico: «Carloforte diventi il simbolo di un’isola che si ribella alla devastazione»
Incontro dibattito con il giornalista Mauro PiliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Molti conoscono Carloforte come un’isola paradiso e credo che questo territorio sia a un bivio drammatico: restare un paradiso o diventare una zona industriale funzionale agli interessi di pochi a scapito dell’identità di una comunità?». Non ha usato mezzi termini il giornalista Mauro Pili, chiamato a dire la sua dai comitati e dai cittadini che a Carloforte, come in altre zone della Sardegna, si battono per combattere l’invasione eolica.
Il progetto
Un’invasione che nell’isola di San Pietro e nei centri che si affacciano sul mare dell’Iglesiente, da Portoscuso a Buggerru, sembra farsi ogni giorno più vicina: «Parliamo del parco eolico off shore che la Ichnusa Wind Power Srl, società dietro la quale c’è l’Eni, vorrebbe realizzare a meno di 40 chilometri da queste coste – ha detto Pili – 42 turbine flottanti che avranno un’altezza massima di quasi 350 metri sul livello dell’acqua su un fondale di circa 800 metri. Un immenso impianto galleggiante, vasto decine di chilometri, davanti alle coste». È dei giorni scorsi la notizia che al Ministero dell’Ambiente (Mase) è stato emesso il parere sul parco offshore e ora si attende il parere del ministero della Cultura: «Il parere è secretato – ha sottolineato – ma al Mase tutti sanno che è favorevole. Come stare in silenzio? Credo che sia arrivato il momento di organizzare una protesta per fare in modo che sia il Governo stesso a pronunciarsi. Carloforte può diventare il simbolo nazionale di una comunità che si ribella».