Macabra scoperta a Trento, nell'Alta Valsugana.

I carabinieri del Nucleo operativo ecologico, nel corso di un controllo, hanno trovato un capannone che conteneva, accatastate, decine di bare, resti di corpi umani, ossa accumulate alla rinfusa, il tutto tra materiali edili e montagne di sacchetti di nylon.

Dalle indagini è emerso che le spoglie appartenevano a defunti provenienti da varie aree cimiteriali del Veneto. A portarle lì, nel totale degrado, una cooperativa sociale della Valsugana che, autorizzata al trasporto dei defunti, anziché portare come previsto le salme dai cimiteri ai forni crematori, le depositava nel capannone di Scurelle.

Qui le salme venivano separate dalle casse funebri in legno e zinco e gettate in sacchi di nylon. Le casse funebri, dopo essere state sezionate e separate dalle parti metalliche, venivano avviate a smaltimento in centri della zona.

(foto Carabinieri)
(foto Carabinieri)
(foto Carabinieri)

Una modalità di gestione che avrebbe garantito alla cooperativa dell'alta Valsugana un vantaggio economico dovuto dai minori costi di cremazione, stimato in circa 300mila euro. Queste operazioni andavano avanti da tempo: al vaglio degli inquirenti, infatti, è finita la documentazione amministrativa-ambientale acquisita nel corso delle attività da cui emerge che dal capannone di Scurelle sono passate più di 300 salme.

La struttura è stata sequestrata. Le ipotesi di reato, al vaglio della procura di Trento, sono di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti.

(Unioneonline/D)
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