DAL NOSTRO INVIATO

PAOLO CARTA

La discussione tra Giancarmine Podda e il suo assassino, fuori dal bar “Baraonda”, nella notte tra giovedì e venerdì, è stata filmata da una telecamera. L'avevano sistemata qualche tempo fa i carabinieri per controllare i traffici che avvengono nel centro di Capoterra.

Nelle immagini si vede un uomo di spalle, con una cuffia di lana in testa, che discute animatamente con Giancarmine Podda. Quel che è successo qualche istante dopo è cronaca nera: il trentenne manovale è stato freddato con due colpi di pistola in testa esplosi dall'interno di una vettura ripartita sgommando da via Nazario Sauro.

IL SOSPETTO Le indagini sono a una svolta. I carabinieri hanno individuato un sospetto, presunto colpevole del delitto: si chiama Enzo Garau, ha 48 anni, è un piccolo impresario edile che lavora principalmente nel Nord Sardegna e che da qualche tempo ha aperto insieme ad altri soci il bar “Tressette” di via Montello. È stato sottoposto all'esame dello stub, per verificare l'eventuale presenza di microparticelle frutto dell'esplosione di un colpo di arma da fuoco. Sotto sequestro anche la sua vettura, una Bmw X3 nera, e quella della moglie Mariangela, una Mini, per lo stesso motivo: cercare eventuali tracce degli spari che hanno ucciso Giancarmine Podda. I carabinieri hanno perquisito anche l'abitazione di Enzo Garau e nei prossimi giorni potrebbero effettuare controlli anche sulla vettura del figlio, una Fiat Punto chiara.

LA DIFESA Durante gli interrogatori in caserma a Capoterra e a Cagliari, nella sede del Comando provinciale di via Nuoro, assistito dal suo avvocato difensore (Antonello Garau), Enzo Garau ha negato ogni addebito, dichiarato di aver chiuso il locale poco dopo mezzanotte e di essere immediatamente rincasato: «Sono innocente, non c'entro niente con questa faccenda».

Come sono arrivati i carabinieri a sospettare di Enzo Garau? Stando alle testimonianze raccolte nel mondo dei locali notturni di Capoterra, al “Tressette” giovedì notte si sarebbe presentato Costantino Podda, 33 anni, fratello di Giancarmine. Avrebbe chiesto da bere, ottenendo come risposta il no del titolare, Enzo Garau: «Quando mi pagherai i 27 euro che mi devi, allora sarai servito di nuovo in questo bar». A quel punto sarebbe arrivato Gianclaudio, che avrebbe tirato fuori una banconota da dieci euro: «Pagati un amaro per mio fratello e una birra per me».

LA LITE Solite liti da bar? Oppure la tensione è salita al “Tressette” quando nella discussione si sono inseriti altri avventori su di giri per alcol o chissà quale droga? Un fatto è certo: Enzo Garau non è l'unico sospettato e anche altri personaggi presenti in quel bar sono stati sottoposti a controlli da parte dei carabinieri di Capoterra e del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cagliari.

Se le indagini sul delitto si concentrano al “Tressette” e sul variegato mondo dei piccoli spacciatori di droga di Capoterra è perché il bar “Baraonda” sembra finito proprio per caso nell'inchiesta.

L'ULTIMO BICCHIERE I due fratelli Costantino e Giancarmine Podda hanno fatto tappa nel locale di via Sauro dopo aver finito di bere al “Tressette”, giusto per il bicchiere della staffa. All'una e mezza di notte alcuni amici sono arrivati al “Baraonda” per prendere Costantino Podda e per portarlo a Cagliari, Giancarmine era rimasto l'ultimo avventore del “Baraonda”. Una delle titolari, Toia Farigu, gli ha servito l'ultima mezza birra e gli ha detto che ormai era tardi: «Adesso chiudiamo».

IL TESTIMONE A farle compagnia alle due di notte, c'era un amico di famiglia, Fausto Puddu. Secondo i carabinieri, è lui che ha accompagnato Giancarmine Podda fuori dal locale pubblico. I due stavano parlando in attesa che Toia Farigu spegnesse le luci del bar quando è arrivata un'auto. L'uomo al volante ha cominciato a discutere con Giancarmine Podda. Prima le parole, poi gli spari. Due, a distanza ravvicinata. Secondo i carabinieri Fausto Puddu, 46 anni, ha visto l'assassino prima di scappare all'interno del bar in preda al terrore. E quando Puddu ha fornito una testimonianza ritenuta poco attendibile dai carabinieri, rifiutando di rivelare il nome dell'assassino, per lui sono scattate le manette. Da venerdì Fausto Puddu è in carcere a Buoncammino con l'accusa di favoreggiamento. Difeso dall'avvocato Marco Lisu, anche ieri ha confermato la sua versione dei fatti: «Non so niente, non ho visto nessuno». Sarà interrogato oggi, giorno di Pasqua, dal sostituto procuratore Alessandro Pili, che coordina l'inchiesta. I carabinieri sono convinti di essere sulla pista giusta per scoprire l'assassino di Giancarmine Podda: gli specialisti del Ris sarebbero in grado di incastrarlo anche se la telecamera l'ha ripreso soltanto di spalle.
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