Alta tensione nel governo all'indomani dell'annuncio del premier Giuseppe Conte di proseguire nel Salento con i lavori della Tap, il gasdotto che porterà gas in Italia dall'Azerbaigian.

Il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, tenta di arginare le polemiche di politici e militanti pugliesi, tirando fuori la questione delle penali.

"Se non si fa nulla, ci sono penali da venti miliardi di euro", dice il ministro dello Sviluppo economico, subissato da altre critiche arrivate persino dai suoi parlamentari pentastellati, i senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial, che in una nota attaccano il premier: "Anche Conte sbaglia. Non ci possono essere penali, semplicemente perché non esiste alcun contratto tra Stato e Tap. Non ci possono nemmeno essere costi a carico dello Stato, semplicemente perché, non essendovi ad oggi il rispetto delle prescrizioni da parte di Tap, non vi può essere responsabilità dello Stato. Continuiamo ad avere fiducia nella magistratura".

Contro Di Maio anche il suo predecessore allo Sviluppo economico Carlo Calenda, che su Twitter scrive: "Nessuna penale e nessuna carta segreta. Luigi Di Maio mente. Si dimetta". E ancora: "In qualsiasi Paese occidentale si sarebbe dovuto dimettere già per aver raccontato menzogne sul parere dell'avvocatura su Ilva. Figuriamoci su questo", ha aggiunto.

"Posso assicurare che non è semplice dover dire che sulla Tap ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro - risponde Di Maio da Scordia, in provincia di Catania -. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente. Noi non lo sapevamo, non ci hanno mai parlato delle penali". "Non ci sono alternative", prosegue, se non la realizzazione del gasdotto.

Tutto il contrario dunque di quanto promesso in campagna elettorale (Alessandro Di Battista si spinse a dire che "con il M5S al governo quest'opera in due settimane non si farà più").

Il comitato No Tap è durissimo e annuncia una "mobilitazione generale contro il Governo Conte", con appuntamento domenica 28 ottobre mentre molti attivisti hanno strappato la tessera elettorale. E nel mirino finisce anche il ministro per il Sud Barbara Lezzi, con Forza Italia che si unisce ai comitati contro il gasdotto per chiederne le dimissioni.

(Unioneonline/D)
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