Quando si parla di transizione energetica, le immagini che scorrono davanti agli occhi sono quelle di pannelli solari, pale eoliche, auto elettriche e città senza smog. A parte le proteste dei comitati sul territorio contro la speculazione innescata dalla transizione energetica, anche alcuni libri iniziano a sollevare qualche dubbio sul tema, in particolare sulle questioni che riguardano terre rare, materie prime e tensioni geopolitiche. I libri di Vince Beiser e di altri autori, per esempio, ci avvertono: dietro questo futuro “verde” si nascondono nuove dipendenze, vecchie disuguaglianze e costi ambientali che spesso non vogliamo vedere.

Beiser: la corsa ai metalli e le nuove dipendenze

In “Power Metal: The Race for the Resources That Will Shape the Future”, libro pubblicato nel novembre del 2024 e non ancora tradotto in italiano, il giornalista canadese Vince Beiser racconta, con lo stile del reportage, il “tallone d’Achille” della rivoluzione verde: i metalli. Litio, cobalto, rame, nichel e altri elementi sono indispensabili per batterie, turbine eoliche, pannelli solari e smartphone.

Beiser porta il lettore tra i deserti cileni dell’Atacama, dove l’estrazione del litio prosciuga falde d’acqua vitali, e i villaggi del Congo, dove bambini scavano nelle miniere di cobalto. In Africa occidentale descrive discariche a cielo aperto, piene di vecchi cellulari e computer, trasformate in miniere urbane tossiche. E avverte: mentre in Occidente celebriamo le auto elettriche, Cina e Russia controllano gran parte della raffinazione e della produzione dei metalli, creando nuove dipendenze geopolitiche.

Pitron: l’altra faccia dei “green tech”

Un messaggio simile lo troviamo in “La guerra dei metalli rari” (Luiss University Press) del francese Guillaume Pitron, tradotto anche in italiano. Qui l’autore racconta la Mongolia Interna, dove le miniere di terre rare hanno avvelenato interi territori con laghi di scorie tossiche. E ricorda che la Cina, da decenni, ha costruito un vantaggio strategico sulle filiere di questi materiali: l’Europa, che punta su un futuro verde, resta così prigioniera di nuove dipendenze industriali. E in Ucraina, dove ci sono territori ricchi di terre rare, ci ha pensato il presidente Usa Donald Trump a vestire i panni del novello conquistatore, strappando al leader di Kiev Volodymyr Zelensky un accordo da 500 milioni di dollari proprio sullo sfruttamento delle miniere di queste materie prime in cambio di un sostegno militare contro Mosca.

Italia ed Europa: tra opportunità e vulnerabilità

E l’Italia? Pur non essendo un Paese ricco di miniere, partecipa pienamente alla sfida green. Da un lato, industrie come l’automotive – con la riconversione verso l’elettrico – chiedono approvvigionamenti sicuri di litio e nichel. Anche se le aree dove sono presenti terre rare nel nostro Paese (una di queste sarebbe nella zona di Buddusò, in Sardegna), non vengono ancora sfruttate. Dall’altro, va detto però che il nostro Paese potrebbe giocare un ruolo nel riciclo: basti pensare a realtà industriali che già lavorano sulle “miniere urbane”, recuperando metalli preziosi da rifiuti elettronici e batterie esauste, come viene segnalato sia da articoli di stampa che dalle pubblicazioni già citate.

A livello europeo, Bruxelles ha varato il “Critical Raw Materials Act”, che punta a garantire forniture più sicure e a sviluppare filiere interne. Ma la strada è lunga: oggi oltre il 90% delle terre rare lavorate arriva dalla Cina. Una vulnerabilità che diventa evidente nei momenti di crisi internazionale.

Soluzioni: meno consumo, più riciclo

Beiser lancia una provocazione: non basta avere più auto elettriche, occorre avere meno auto. Ripensare le città, favorire bici e trasporto pubblico, ridurre i consumi di metalli attraverso riciclo e riparazione. Una visione che sembra radicale, ma che trova eco anche in studiosi italiani come Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani (“Energia per l’astronave Terra”), convinti che la vera transizione sia culturale prima che tecnologica.

Altri saggi, come “Power. Tecnologia e geopolitica nella transizione energetica” di Marco Dell’Aguzzo, mostrano invece come la corsa ai metalli stia già ridisegnando le mappe del potere globale.

Una sfida che riguarda tutti

Questi libri, con stili e prospettive diverse, ci ricordano che la transizione energetica è necessaria ma non indolore. L’Italia e l’Europa devono affrontarla con consapevolezza, evitando di cadere nell’illusione che il futuro verde sia a costo zero. La vera sfida sarà trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale, giustizia sociale e indipendenza strategica.

Solo così la rivoluzione verde non rischierà di trasformarsi in un nuovo incubo colorato di verde.

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