Sei colli da scalare e arrivo in salita: il Tour de France si arrampica sui Pirenei e Fabio Aru deve fare i conti con una brutta tegola.

No, non le illazioni gratuite di Le Monde, rispedite al mittente con un'alzata di spalle da Martinelli e dall'Astana. Stavolta il problema è di quelli seri, perché il campione italiano ha perso un uomo fondamentale, forse il più importante.

LA CADUTA - Nella zona del rifornimento di Labastide-D'Armagnac, dopo 107 km, Dario Cataldo è finito per terra, battendo violentemente il polso.

Risultato: ritiro immediato, corsa all'ospedale e piccola frattura dello scafoide. Come se non bastasse, assieme a lui è caduto anche Jacob Fuglsang (5° in classifica a 1'37" da Chris Froome) che dolorante ha concluso la tappa.

Anche per lui due microfratture (scafoide e radio), ma stamattina ripartirà da Pau. "Il ritiro di Cataldo è pesantissimo", ha detto Aru. "Non so cosa dire. Spero solo non sia nulla di gravissimo, non sapevo neanche fosse caduto".

Dopo gli incidenti ad Alexey Lutsenko e Bakhtiyar Kozhatayev, nella tappa di domenica, per la formazione kazaka è una mazzata, alla vigilia del "tappone" pirenaico di oggi.

IL TAPPONE - La dodicesima tappa è durissima, lunga e ricca di salite: nei 214 km da Pau a Peyragudes sono disseminati sei Gpm tra cui un hors categorie , il Port de Balès (11,7 km, pendenza media 7,7%) a 30 km dalla fine e un 1ª categoria, il Col de Peyresourde (9,7 km al 7,8 %) a 5 km: poi discesa e arrivo in quota a Peyragudes, dopo un'ascesa finale che misura 2,5 km all'8,4%.

Ma la lunga preparazione alle salite, quei cento e più chilometri iniziali tutt'altro che pianeggianti, renderanno lo sviluppo della corsa molto meno lineare del previsto e controllarla sarà arduo, anche per Sky.

LA TATTICA - Aru non può permettersi di perdere tempo, in tutti i sensi.

Se ha gambe dovrà provarci e Romain Bardet finirà per essere ancora il suo inevitabile alleato nel tentare di detronizzare Froome. Probabile che sul Balés ci sia una prima selezione e sul Peyresourd la battaglia campale.

I colombiani Uran (4° in classifica a 51") e Quintana (8° a 2'13") sono le mine vaganti, il britannico Simon Yates e soprattutto l'irlandese Dan Martin non vanno sottovalutati.

Carlo Alberto Melis

LA SFIDA TRA ARU E FROOME - IL VIDEO:

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