Carceri sarde sempre più sovraffollate: la situazione continua a peggiorare, sia per i detenuti che per gli agenti.

La più critica è a Tempio, nella Casa di Reclusione di Nuchis, dove ci sono i detenuti in regime di alta sicurezza: con 170 posti disponibili, sono 193 i prigionieri. A ciò va aggiunto che nel carcere tempiese non c’è un direttore in pianta stabile, e a gestire l’istituto è Orazio Sorrentini, che è anche direttore della Casa Circondariale di Busto Arsizio.

"Condizioni di disagio – sottolinea Maria Grazia Caligaris dell’associazione ‘Socialismo Diritti Riforme’ – si registrano anche a Oristano (263 detenuti per 267 posti), a Nuoro (246 per 375 ma con un'ala di 100 posti chiusa in attesa di ristrutturazione e si è verificata una caduta di calcinacci in un’infermeria”.

Ancora, a Sassari-Bancali si trovano 428 detenuti per 454 posti, con 90 in regime di 41bis. A Cagliari-Uta invece sono 537 le presenze su 561 posti a disposizione.

Inoltre, sottolinea l’associazione, “nel resoconto ministeriale manca la reale condizione delle celle e delle problematiche connesse con la gestione dei ristretti. I numeri reali della disponibilità infatti sono molto diversi da quelli indicati”.

E “non si può dimenticare che in quasi tutti gli istituti sardi ci sono reclusi al 41bis”.

“La maggiore emergenza – evidenzia ancora Caligaris – è rappresentata però dalle scarse opportunità di lavoro e impiego del tempo durante la detenzione. Sulle attività grava negativamente la carenza di personale penitenziario. Inoltre il sistema sanitario non può farsi carico di persone che quando sono incompatibili con le sbarre, sono costrette a permanere in cella perché non ci sono strutture alternative”.

Di qui l’appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Auspichiamo che non cerchi di risolvere tutto solo con nuove carceri, servono strutture alternative, centri e comunità dove le persone quando necessario vengano davvero curate e gestite in modo da poter essere reintegrate in società”.

Inoltre “servono direttori e operatori penitenziari, psicologi ed educatori, mediatori e operatori culturali”. Infine, ricorda l’associazione, “tenere in carcere persone anziane, malati di mente e tossicodipendenti non è utile, spesso disagio e illegalità sono legati a disturbi della personalità e all’uso di cocaina e crack”.

Sulle carceri sarde sono anche in corso le verifiche della Procura generale, con Luigi Patronaggio che ha acceso un faro in particolare sulle situazioni di Bancali e Nuchis.

(Unioneonline/L)

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