Paesaggi sospesi, catturati alla "luce e temperatura perfette delle lune d'estate": torri, carceri, strade, golfi, spiagge, cisterne, piccoli villaggi e molta natura. Scorci quasi metafisici, che raccontano la bellezza sublime dell'archetipo isolano e i segni dell'intervento dell'uomo sul paesaggio.

Sono i contenuti al centro di "Asinara", mostra fotografica di Marco Delogu, promossa dalla Fondazione di Sardegna nell'ambito del progetto AR/S – Arte Condivisa in Sardegna, in programma a Cagliari (Fondazione di Sardegna, via San Salvatore da Horta 2) a partire dal 30 novembre e sino a fine febbraio 2018.

Spiega Marco Delogu, fotografo di fama internazionale e attuale direttore dell'istituto italiano di cultura a Londra: "Ho scelto di lavorare sull'Asinara per via della sua storia e della sua geografia. Da bambino questa isola mi veniva narrata come una specie di inferno, e da ragazzo mi colpivano i racconti di un amico di famiglia, avvocato, che difendeva Renato Curcio e Raffaele Cutolo e andava a incontrarli sull'isola. Più tardi, a partire dal 1997, lavorando a Rebibbia per i ritratti di 'Cattività', avevo incontrato una serie di detenuti che erano stati all'Asinara, e dalle loro voci avevo ascoltato la storia delle rivolte di Fornelli. Non sono andato in Sardegna per moltissimi anni e per il mio 'ritorno' fotografico ho scelto quest'isola così piena di ricordi dolorosi a contrasto con il grandissimo senso di bellezza e libertà che ora si prova".

In mostra 25 opere in un lavoro di ricognizione sul paesaggio notturno dell'Asinara, in un contesto ambientale profondamente segnato da 100 anni di storia. "L'isola è fortemente connotata dalle metamorfosi territoriali legate all'umana costrizione, prima sanitaria e poi carceraria, che l'ha caratterizzata nel corso di oltre un secolo fino al 1997, anno di fondazione dell'Ente Parco", scrive Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna. Con Delogu, aggiunge Cabras, assistiamo al recupero dello "spazio simbolico e di riflessione rispetto al nostro patrimonio identitario, i cui orizzonti interpretativi inevitabilmente mutano in funzione della luce (o dell'ombra) con cui li osserviamo".

L'esposizione sarà raccontata anche nelle pagine di un volume (ed. Punctum) con le opere fotografiche affiancate dai testi dello scrittore Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega 2016. Per oltre 20 anni insegnante nel carcere di Rebibbia, vicino alle tematiche della detenzione, Albinati come Delogu ha vissuto un'esperienza di residenza all'Asinara, prestando le proprie parole allo sguardo dell'artista.

Scrive Albinati: "Con le sue fotografie notturne, Marco Delogu raggiunge un punto inedito dove le tensioni estreme sono sospese. Le figure e i profili si spogliano del loro significato, e, se non ci fosse il titolo a ricordare la funzione che rivestivano ('Check point', 'Il bunker', 'Ossario'), diventano meravigliosamente anonime. Misteriose sì, ma non più minacciose. La bellezza e il male, poli assoluti e intransitivi dell'isola, non vengono eliminati, né conciliati tra loro (impossibile) ma messi tra parentesi. Almeno per una notte".

La mostra, a ingresso libero, è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19.

(Redazione Online/v.l.)
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