Sono già oltre 10mila le firme raccolte in pochi giorni dai docenti italiani in una petizione, indirizzata al ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Valeria Fedeli, con cui si richiede per questa professione stipendi in linea con quelli europei.

"Vogliamo rivendicare il principio secondo cui è impensabile stare in Europa e assistere ad una sperequazione di trattamento economico tra docenti di nazionalità europee differenti", si legge nel testo dell'iniziativa, lanciata da Ilenia Barca.

"I nostri colleghi Europei lavorano in media in meno di noi italiani, e nonostante questo aspetto percepiscono stipendi più alti, non vivono l'incubo del precariato scolastico come accade in Italia, non hanno l'accesso all'insegnamento veicolato dalle classi di concorso, godono di migliori possibilità di crescita professionale e di maggiori condizioni di tutela e promozione della salute", prosegue.

I DATI - Secondo i dati a disposizione, in Italia a inizio carriera un insegnante di scuola primaria guadagna attorno ai 22.500 euro lordi, arrivando a fine carriera a circa 33.000. I docenti di scuola media partono come i colleghi delle superiori: 24.000 euro a inizio carriera, ma se i primi arrivano poi a superare i 36mila euro i secondi raggiungono circa 37.800 euro, con 35 anni di contribuzione. E proprio qui, secondo i promotori della petizione, sta il divario da colmare.

"I docenti svolgono un ruolo delicatissimo nella nostra società, un compito di affiancamento ai propri alunni e alle loro famiglie in un processo di crescita, sviluppo e maturazione dell'individuo, hanno poi il compito di essere promotori della cultura del proprio paese e dell'incontro con altre realtà, di accompagnare le future generazioni verso un accrescimento didattico - educativo ma sopratutto verso un accrescimento umano personale e di relazione verso gli altri", continua il testo.

"Riconoscere un aumento dello stipendio ai docenti italiani portandolo ai livelli di trattamento economico dei colleghi europei – conclude la petizione - implicherebbe da un lato il ripristino di un riconoscimento del valore della professione docente e dall'altro la possibilità per gli stessi d'investire nella formazione continua al fine di migliorare la propria formazione professionale, nell'interesse prioritario verso i propri alunni".

(Redazione Online/v.l.)
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