"Non è stato lui, mischineddu": tra italiano e sardo Giuseppina Rota in aula ha difeso il figlio, Alessandro Musini, accusato dell'omicidio della moglie, la cagliaritana Anna Mura, avvenuto a Castenedolo, nel Bresciano, il 16 marzo 2015.

Ieri davanti alla Corte d'assise di Brescia la donna, arrivata dalla Sardegna, è stata ascoltata dai giudici per essere interrogata, "non ho nulla da nascondere" ha detto alla presidente della corte quando le è stato fatto presente che, essendo madre dell'imputato, avrebbe potuto non rispondere.

E ha descritto la sua famiglia "troppo bella" nonostante quell'atroce fatto che ha visto una sua figlia all'epoca 17enne gettarsi dal quarto piano di un palazzo. "Alessandro è arrivato poco dopo e il corpo era ancora lì" e per questo sarebbe rimasto sotto choc per lungo tempo.

I suoi rapporti con la nuora? "Andavamo d'accordo - ha riferito la donna - mi chiamava Pinetta".

Del delitto non è stata informata direttamente, ma dalle voci di paese: "Tutti mi guardavano, io non capivo, poi ho scoperto che la notizia era arrivata attraverso internet ma io non potevo muovermi dalla Sardegna, ho una figlia che va seguita", poi aveva scambiato alcune lettere col figlio, dopo l'arresto, la prima delle quali cominciava con: "Mamma, mi è successa una cosa impensabile".

Proprio quel figlio, secondo le accuse, avrebbe ucciso la moglie colpendola alla testa con un oggetto mai identificato, poi sarebbe fuggito; l'arresto è avvenuto diverse ore dopo e sui suoi abiti c'erano ancora macchie di sangue.

La madre crede alla sua innocenza: "L'ho letto nei suoi occhi" ha detto uscendo dall'aula del tribunale.

Prossima udienza: 3 ottobre, mentre la Corte ha affidato l'incarico ai consulenti per la perizia psichiatrica su Musini.
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