"Ho paura che di notte, mentre dormo, mio marito possa darmi un colpo in conca ("alla testa", in sardo, ndr)", diceva Anna Mura pochi giorni prima di essere uccisa.

Per quell'omicidio è sotto processo il marito, Alessandro Musini, che si è sempre dichiarato innocente.

All'udienza davanti alla Seconda sezione penale di Brescia hanno parlato oggi i vicini di casa e un'amica della vittima.

Anna, cagliaritana residente da tempo a Castenedolo, è stata trovata dal figlio minore con la testa fracassata, in camera da letto, il 16 marzo 2015.

In aula la sua amica Immacolata A. ha ricordato quelle parole: "Mi disse di temere che il marito la potesse colpire nel sonno. E che non voleva arrivare allo scontro".

I vicini hanno raccontato di "litigi e discussioni ad alta voce": la coppia si era già separata per due mesi nel 2011: "Sandro la implorò di perdonarlo e lei gli diede una seconda possibilità, ma mi disse di essersi pentita di averlo fatto".

E 4 giorni prima della morte aveva manifestato l'intenzione di ricontattare quello stesso avvocato, che nel frattempo aveva cambiato numero di telefono.

"Anna mi raccontava che con il marito le cose non andavano affatto bene - sono le parole di un'altra amica, Marisa B. - E lei ci soffriva moltissimo".

La cagliaritana inoltre le aveva confessato di aver scoperto che il marito "aveva prelevato, e negato, 7mila euro dal suo conto, causandole un grande dispiacere".

E poi i figli: Cristian, nato da una precedente relazione, e Danilo, figlio dell’imputato: "Anna mi raccontava che con loro Sandro non aveva un buon rapporto. Lo avrebbe voluto più presente e attento come padre"; sospettava anche che l'uomo parlasse con altre donne attraverso una chat, aveva chiesto al figlio di controllare, e in effetti erano saltate fuori conversazioni, "si presume a sfondo sessuale".

Il 26 luglio prossimo, Alessandro Musini potrà raccontare la sua versione davanti ai giudici.
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