La strana domenica di Pietro Paolo Virdis: «Sono passato dalla gioia per la vittoria dello scudetto del mio Milan al dolore per la retrocessione in serie B del mio Cagliari».

SPECIALE PER L'UNIONE SARDA- Pietro Paolo Virdis. (AP Photo/Luca Bruno)
SPECIALE PER L'UNIONE SARDA- Pietro Paolo Virdis. (AP Photo/Luca Bruno)
SPECIALE PER L'UNIONE SARDA- Pietro Paolo Virdis. (AP Photo/Luca Bruno)

L’ex bandiera prima rossoblù e dopo rossonera oggi ha 65 anni, vive a Milano, ha messo in un cassetto il diploma di allenatore di calcio e ha aperto un ristorante non lontano da City Live e dalla zona Fiera, “il gusto di Virdis”. E in questa attività c’è tutto il suo amore per la Sardegna: «Avevamo cominciato come rivendita di vini, adesso siamo diventati un ristorante dove il piatto più ricercato dai nostri clienti sono gli spaghetti alla bottarga rivisitati dal nostro chef: aggiunta non soltanto grattugiata, ma anche a scaglie».

Il tricolore del Milan.

«Inaspettato. Frutto di un grande lavoro. Un successo che verrà ricordato tra venti-trent’anni. Un capolavoro dei dirigenti dell’area, prima di Boban, poi di Maldini e Massaro, e dell’allenatore Pioli. Hanno messo in campo idee, non avendo a disposizione tanti soldi. E hanno scelto giovani di valore, soprattutto in prospettiva, che sono cresciuti tantissimo».

La retrocessione del Cagliari.

«Mi ha fatto soffrire. Soprattutto per come è arrivata. Non è stato un bel campionato da parte dei rossoblù, ci sono stati tanti errori da parte di tutti, società, giocatori, tecnici, ma alla fine, grazie alla sconfitta della Salernitana, c’era la possibilità di restare in A battendo il Venezia già retrocesso. Davvero incredibile, c’è stato anche un pizzico di malasorte. Ma alla fine non il Cagliari non è riuscito a rintuzzare la rimonta incredibile della Salernitana ed è sceso in B. Che dispiacere».

Pietro Paolo Virdis nel suo negozio di prodotti sardi inaugurato ieri a Milano
Pietro Paolo Virdis nel suo negozio di prodotti sardi inaugurato ieri a Milano
Pietro Paolo Virdis nel suo negozio di prodotti sardi inaugurato ieri a Milano

Cosa deve fare adesso il Milan?

«Deve continuare un progetto che potrebbe aprire un ciclo vincente, senza rinnegare il lavoro fatto e portandolo avanti. Servono rinforzi per proseguire il discorso cominciato qualche anno fa ma la base è ottima e farà bene anche in Europa».

E il Cagliari?

«Nel calcio non si deve improvvisare ma programmare. Consiglierei alla società di puntare su giovani di valore, in grado di aprire un piccolo ciclo che possa riportare la squadra in A e a salvarsi».

Il Cagliari ha sbagliato a investire su giocatori sul viale del tramonto come Godin, Caceres o Strootman?

«Non mi sento di esprimere un giudizio su queste scelte. Ci sono anche annate sfortunate,  occorre guardare avanti e mettersi al lavoro per cercare di risalire al più presto».

Il bomber Pietro Paolo Virdis (62 anni) nel museo rossoblù della Sardegna Arena
Il bomber Pietro Paolo Virdis (62 anni) nel museo rossoblù della Sardegna Arena
Il bomber Pietro Paolo Virdis (62 anni) nel museo rossoblù della Sardegna Arena

Il suo legame con il Cagliari e la Sardegna?

«È fortissimo, anche se da un po’ di tempo non torno nella mia terra. Seguo ovviamente tutte le partite del Cagliari e nel nostro locale vengono tantissimi sardi, tifosi del Cagliari: parlare con loro è sempre un piacere. Per me la maglia del Cagliari è sempre stata importantissima. e di recente il presidente Giulini mi ha inserito nella hall of fame rossoblù: nel mio locale ho la maglia numero undici del Cagliari che mi ha regalato la società».

Per i colori rossoblù rifiutò il passaggio alla Juventus nel 1977.

«Non rifiutavo la Juventus per partito preso, avrei rifiutato in quei giorni anche l’Inter o il Milan per un semplice motivo: volevo restare al Cagliari. Da sardo, ero terribilmente deluso dal fatto che la nostra squadra avesse perso la promozione in serie A agli spareggi contro Atalanta e Pescara. Era stata un’annata particolare, arrivai secondo nella classifica dei marcatori dopo un certo paolo Rossi che giocava nel Vicenza. Quella mancata promozione mi bruciava tantissimo: volevo riportare la squadra nella massima serie. I dirigenti mi dissero che non c’erano soldi per trattenermi, anzi, che erano costretti a vendermi. Dietro la società c’era la famiglia Moratti, che chiuso l’investimento della Saras a Sarroch, non aveva più interesse a spendere ancora nel Cagliari».

Qualche anno dopo il suo arrivo al Milan.

«In rossonero trovai Liedholm allenatore, cominciò con Tassotti, Baresi e Maldini il ciclo che poi con il presidente Silvio Berlusconi e con Arrigo Sacchi in panchina ci portò a vincere tutto in Italia e nel mondo».

Oggi il calcio è profondamente cambiato.

«Perché?».

Sono spariti o quasi i presidenti mecenati, le società sono gestite da fondi di investimento.

«Non sono d’accordo. Alla fine le decisioni le prendono le persone e proprio lo scudetto del Milan dimostra che con le idee, la programmazione (che riguarda squadra, stadio e settore giovanile), le capacità si possono ottenere importanti risultati anche senza spendere fortune».

Pietro Paolo Virdis con la maglia del Milan: nel 1987 (segnò a Napoli due gol fondamentali per la vittoria finale del tricolore) (foto Archivio Unione Sarda)
Pietro Paolo Virdis con la maglia del Milan: nel 1987 (segnò a Napoli due gol fondamentali per la vittoria finale del tricolore) (foto Archivio Unione Sarda)
Pietro Paolo Virdis con la maglia del Milan: nel 1987 (segnò a Napoli due gol fondamentali per la vittoria finale del tricolore) (foto Archivio Unione Sarda)

E il Cagliari?

«Deve ripartire. Con umiltà. Il campionato di serie B è difficile ma il popolo sardo merita una squadra in serie A».

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