Un cantiere infinito: la chiesa di Sant’Avendrace chiusa da sei anni
Intoppi burocratici, ritrovamenti archeologici, il Covid, l’aumento dei costi delle materie prime: la storia dei lavori iniziati nel 2018 e mai completatiÈ possibile che dei lavori possano durare sei anni? Osservando quanto successo alla chiesa cagliaritana di Sant’Avendrace, la risposta è sì. Le colpe? Un po’ di tutto e di tutti: Covid, ritrovamenti archeologici, costi dei materiali lievitati, burocrazia, la necessità di rivedere gli appalti e qualche intoppo dovuto alle imprese. E così una comunità parrocchiale è costretta dal 2018 a svolgere tutte le attività religiose e sociali nelle sale dell’oratorio. Un esilio lunghissimo, troppo lungo. E ora che gli operai sono tornati nel cortile della chiesa, tutti sperano possa essere l’atto finale in modo da organizzare i festeggiamenti patronali, in programma a settembre, nella “casa” del quartiere. Anche se, visto quanto accaduto in passato, i timori non mancano.
Quella della chiesa di Sant’Avendrace è davvero una storia infinita. Tutto ha inizio nel 2018 con l’avvio dei lavori di restauro della chiesa e sistemazione del cortile. Cantiere chiuso a gennaio 2020. Dopo nemmeno un anno, il primo stop, nel luglio 2019 fino a gennaio del 2021: diciotto mesi senza vedere nemmeno un operaio. La ripresa, nel gennaio del 2021, dura poco: a giugno nuovo stop, fino a maggio 2022. Le promesse si susseguono: «L’intervento verrà concluso entro il 2022». Non si fanno i conti con un ulteriore intoppo che blocca ancora una volta il cantiere perché si va avanti fino al 2023. La ripresa è un’illusione: pochi mesi e la chiesa viene lasciata ancora una volta in stato d’abbandono, con una parte dei lavori realizzati e il resto incompiuto.
La storia infinita registra nella prima settimana di maggio una novità: operai di nuovo al lavoro. «Speriamo non ci siano più interruzioni», è l’auspicio del parroco don Alessandro Simula, costretto a tenere compatta una comunità rimasta senza la sua chiesa. Gli interventi da completare sono diversi: la posa della nuova pavimentazione, la realizzazione degli impianti, la tinteggiatura, il completamento degli interni della chiesa per l’uso liturgico, la rifinitura del sagrato e il rifacimento del cortile. Ci vorranno diversi mesi. Ma nel quartiere cagliaritani la speranza è quella di poter organizzare la festa patronale, a settembre, nella chiesa.
Le interruzioni hanno avuto sempre motivazione diverse. Una delle principali è stata quella del ritrovamento di reperti archeologici di epoca punica e romana. Ma è successo davvero di tutto in questi anni. Compreso l’intoppo per le betoniere troppo grandi per passare attraverso l’arco dell’ingresso dell’edificio di culto. Nel mirino è finita spesso l’amministrazione, che ha sempre spiegato le motivazioni degli stop al cantiere. Motivazioni più o meno convincenti per una situazione che ha sfiancato il quartiere. L’ultimo atto del Comune, a inizio anno, è stato quello di rimodulare i costi dell’intervento saliti dal milione di euro iniziale a 1.400.000 euro: l’appalto, come evidenziato più volte, è stato condizionato pesantemente soprattutto dai ritrovamenti archeologici di importanti strutture che – come inserito in uno dei bandi successivi – dovranno essere visibili attraverso lo scavo eseguito per riportare alla luce un tempio punico romano inglobato nella fondazione della chiesa.
Perché a Sant’Avendrace ci si è sentiti spesso abbandonati, non solo per quanto accaduto alla chiesa. La chiusura degli uffici circoscrizionali, i lavori per il rifacimento di strade e marciapiedi iniziati e anche in questo caso interrotti (e di fatto mai più ripresi), l’assenza di troppi servizi e anche un senso di sicurezza sempre più basso per i tanti episodi di microcriminalità. Le proteste da parte degli abitanti e dei commercianti (alcuni sfiancati dal cantiere che ha eliminato moltissimi parcheggi, creando disagi e problemi per molto tempo) non sono mancate ma le risposte spesso sono arrivate in ritardo.