Arriva dal Dna la strada per capire qual è il farmaco giusto contro la depressione. Studiando la letteratura scientifica e confrontandosi con altre sette università europee, psichiatri ed esperti di biologia genetica, un team di ricercatori dell’Università di Cagliari sta per dare scacco matto a una patologia che colpisce oltre 16.000 cagliaritani. Un primato poco invidiabile, anche perché la depressione in Sardegna ha la percentuale più alta rispetto alla media nazionale e rappresenta la prima causa di disabilità al mondo e il fattore che maggiormente contribuisce a morte per suicidio. Gli specialisti della Clinica psichiatrica del Dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica dell’Università di Cagliari, col team di ricerca guidato dal Mirko Manchia e da Federica Pinna, in collaborazione con il laboratorio di Farmacogenomica del Dipartimento di Scienze biomediche diretto da Alessio Squassina, stanno elaborando uno studio internazionale chiamato Prompt (Toward Precision Medicine for the Prediction of Treatment response in major depressive disorder through stratification of combined clinical and -omics signatures). 

Il Qr Code per il questionario anonimo per la ricerca del farmaco sulla depressione
Il Qr Code per il questionario anonimo per la ricerca del farmaco sulla depressione

Il Qr Code per il questionario anonimo per la ricerca del farmaco sulla depressione

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero di persone nel mondo affette da depressione è di 322 milioni. La prevalenza della depressione varia in base al sesso, età, etnia, alle condizioni socio-economiche e all’area geografica. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, la prevalenza dei sintomi depressivi nelle regioni Italiane è piuttosto eterogenea, con una media nazionale del 6,1%. Gli stessi dati mostrano che il numero di persone che riferisce sintomi depressivi in Sardegna è significativamente più alto rispetto alla media nazionale (8,6%). Le persone che riferiscono sintomi depressivi percepiscono la compromissione del proprio benessere psicologico e della propria salute fisica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica la depressione come la prima causa di disabilità a livello mondiale e come il fattore che maggiormente contribuisce a morte per suicidio, con 800.000 nuovi casi di suicidio all’anno in persone affette da depressione.

Le persone con una diagnosi di depressione necessitano di terapie antidepressive e psicoterapia, ma dati recenti mostrano che soltanto il 60% di chi riferisce sintomi depressivi ricorre all'aiuto di qualcuno, e solo il 29% dei soggetti affetti da disturbi dell’umore in Italia ricorre a un trattamento nello stesso anno in cui insorge. La depressione non riconosciuta e non trattata espone chi ne è affetto a un deterioramento della qualità di vita e delle condizioni socioeconomiche e ad un aumento delle ospedalizzazioni.

L'obiettivo principale del trattamento del disturbo depressivo maggiore è quello di ottenere la remissione sintomatologica e mantenere gli effetti terapeutici nel tempo. Tuttavia, nonostante la disponibilità di diverse classi di farmaci antidepressivi, il successo del trattamento farmacologico risulta spesso insoddisfacente, rendendo dunque necessario effettuare più tentativi con trattamenti diversi nell’individuare quello ottimale per il paziente. Solo circa il 30% e il 40% dei pazienti mostra una risposta rispettivamente dopo il primo e il secondo ciclo di trattamento, mentre fino a un terzo di loro vengono classificati come resistenti al trattamento. Questo non solo comporta sofferenza sia per i pazienti che per le loro famiglie, ma contribuisce in modo significativo a far aumentare i costi per i servizi sanitari. Poiché la Depressione resistente al trattamento si verifica nonostante la disponibilità di diversi antidepressivi che agiscono attraverso differenti meccanismi d'azione, ciò suggerisce un possibile meccanismo comune nella depressione resistente. Tale ipotesi trova conferme in diversi studi che combinano dati di farmacologia, genetica e imaging cerebrale, i quali dimostrano che la mancata risposta ad un'ampia gamma di trattamenti condivide un'eziologia e circuiti comuni. Diverse variabili cliniche quali esordio precoce della malattia, maggiore gravità, presenza di altre patologie psichiatriche, comportamenti suicidari ed esperienze negative vissute nel corso della vita, sono associate ad un esito sfavorevole del trattamento nella depressione. Da un punto di vista biologico, la Depressione resistente al trattamento è associata a specifiche basi molecolari, che sono note solo in parte. Per di più, diversi studi hanno anche indicato l'esistenza di una vulnerabilità genetica alla non risposta ai farmaci antidepressivi.

Oltre al’Università di Cagliari partecipano al progetto l’Università di Munster (Germania), la Sorbonne Université di Parigi (Francia), l’Università di Brescia, l’Università di Barcellona (Spagna), l’Università di Poznan (Polonia).

Con questo studio proponiamo un approccio di medicina di precisione nella depressione che analizza non soltanto le caratteristiche cliniche che si evincono dalle visite psichiatriche ma anche le caratteristiche biologiche e genetiche dell’individuo. L'obiettivo principale è poter predire se un paziente con depressione risponderà o no a un trattamento farmacologico. Attualmente in psichiatria si procede con un approccio per tentativi ed errori: un paziente viene valutato durante una visita psichiatrica e sulla base di determinate caratteristiche cliniche viene impostata una determinata terapia farmacologica, che ha bisogno di alcune settimane prima di mostrare se funziona. Qualora questa terapia farmacologica non funzioni si procede con aggiustamento della dose e si aspetta per capire se si evidenzia una riduzione dei sintomi depressivi. Se anche questo accorgimento non si sarà dimostrato utile, sarà necessario cambiare terapia farmacologica fino a trovare quella efficace per quello specifico paziente. Nel frattempo il paziente continua a stare male, con una ripercussione su tutti gli ambiti di vita, da quello familiare a quello socio-lavorativo.

Creare un modello che si basi non soltanto sulle caratteristiche cliniche ma anche sul loro bagaglio genetico, potrebbe rappresentare un innovativo strumento per i medici per guidare il processo decisionale nell’impostazione della terapia farmacologica.

Presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Cagliari, l’equipe composta dal Dott. Marco Pinna, Dott. Pasquale Paribello e dalla Dott.ssa Martina Contu sta portando avanti il reclutamento di 100 pazienti affetti da depressione per testare il modello di predizione della risposta al trattamento. I pazienti vengono valutati accuratamente in 4 mesi mediante intervista clinica con una serie di strumenti psicodiagnostici e con un prelievo di sangue.

Visto il valore innovativo di questo studio e vista la prevalenza della depressione nella regione sarda, sarebbe estremamente utile il parere di voi lettori dell’Unione Sarda circa l’utilità di questo nuovo approccio alla psichiatria. Attraverso questo Qr Code col vostro cellulare si potrà accedere direttamente alla compilazione di un questionario anonimo che vi chiederà cosa ne pensate di questo studio che si focalizza sul ridurre di gran lunga il tempo necessario per giungere alla terapia più appropriata per ciascun individuo.

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