Mal pagato, ma pur sempre sexy. Il posto fisso di lavoro continua a essere il desiderio più forte per il personale dipendente, com’è ovvio, e ultimamente in Italia sta dando buone soddisfazioni. Lo testimonia una ricerca dell’Ufficio studi della Cgia (è l’Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, specializzata in ricerche che sono tenute in gran conto anche dalle istituzioni pubbliche a livello nazionale. Ebbene, secondo la Cgia, otto lavoratori italiani su dieci hanno il cosiddetto “posto fisso”: sono cioè dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Questo, perché per il mercato del lavoro è un momento particolarmente positivo. Si aggiunge un’altra notizia, buona e interessante, sui flussi di occupazione degli italiani: soprattutto nell’ultimo anno, hanno trovato lavoro a tempo indeterminato, come dipendenti, persone con livelli di qualifica elevati.

Va bene quasi dappertutto, per quanto riguarda il lavoro, in Italia. Per quanto riguarda la Sardegna, e lo vedremo più avanti, si va invece a zone: alcune vanno meglio, altre proprio no.

I dati del 2023 indicano un record storico nazionale di occupati. Secondo le cifre ufficiali, il totale di chi ha un lavoro dipendente nel nostro Paese ha raggiunto i 23,6 milioni di persone. Siccome la pandemia da Covid è considerato uno spartiacque per quanto riguarda economia e occupazione, balza agli occhi il fatto che gli attuali occupati in Italia sono 471mila in più rispetto al periodo pre Covid, cioè il 2019, quando l’economia si stava un po’ risvegliando prima di essere affossata dalla pandemia. Altra notizia nella notizia, di quei 471mila posti di lavoro in più, 213mila sono nel Mezzogiorno, che con il suo +3,5% nel tasso di occupazione fa registrare la performance più elevata. Sembra che non sia finita: gli studiosi, assieme agli esperti dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, sono convinti che la tendenza alla crescita dei posti di lavoro dei dipendenti non si sia esaurita: si prevede che sarà sfiorata la vetta di 24 milioni di addetti entro il 2025.

Nel frattempo, ci godiamo questo 84% (tra il totale dei lavoratori dipendenti) che ha un contratto di lavoro ha tempo indeterminato: sono 15,7 milioni su un totale di 18,54 milioni di persone. Significa che ora hanno un’occupazione stabile 742mila italiani in più rispetto al periodo pre pandemia, facendo così segnare un progresso del cinque per cento. Non è affatto poco.

E poi, c’è un’importante indicazione sulla tendenza del mercato del lavoro, che è sempre più alla ricerca di addetti altamente specializzati o qualificati. Nel 2023 sono aumentati del 5,8% (pari a 464mila occupati in più), e proprio gli specializzati hanno dominato fra i nuovi posti di lavoro creati nel 2023: sono il 96,5%. Rispetto al 2019 la variazione rimane positiva, pari al 2,3% in più, ma è più contenuta rispetto al 2022 (+192mila addetti specializzati o qualificati).

Il Mezzogiorno, si diceva, si riprende: rispetto al 2019, ad esempio, la Puglia mette a segno un confortante +6,3% (significa 77mila contrattualizzati in più), la nordica Liguria e la Sicilia al sud crescono del 5,2% (rispettivamente, +31mila e +69mila unità), la Campania avanza del 3,6% (+58mila) e la Basilicata del 3,5% (settemila in più).

Ma c’è anche un Mezzogiorno niente affatto soleggiato, e basta guardare gli ultimi posti della graduatoria provinciale. Il Sud Sardegna e il Siracusano hanno perso contratti di lavoro a tempo indeterminato. Per quanto riguarda il Cagliaritano, ce ne sono 4.900 in meno, a Siracusa cinquemila, e in entrambi in casi la contrazione è del 4,3%. Pesante il dato della provincia di Sassari, con un -6,8& (che significa dodicimila contratti in meno. La contrazione più pesante (7,9%) è nelle Marche, a Fermo.

La Città Metropolitana di Cagliari può festeggiare, in questa classifica che tiene conto di numerosi parametri sull’andamento del mercato del lavoro e quindi, in qualche caso, può apparire contradditoria rispetto alle cifre: undicesima in classifica per incremento dei posti di lavoro a tempo indeterminato, grazie ai suoi 172.900 contratti in essere: un aumento del 5,9% rispetto all’anno precedente. La provincia di Oristano guadagna 3.200 lavoratori (ora sono 53.200), avanzando del 6,3% e stabilendosi al 47° posto in classifica. Nuoro è giù, al 92esimo posto, con 67.800 contratti e un calo del 2,8%. Il Sud Sardegna è alla posizione 103 con 111mila assunti (perde un punto percentuale) e Sassari è penultima con 171.800 occupati a contratto a tempo indeterminato, con un incremento di mezzo punto percentuale.

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