La sua è una vita fatta di note musicali e di due colori: il rosso e il blu del Cagliari. Perché Paolo Migani, nato il 20 maggio del 1963 a Catania ma di fatto romano, essendosi trasferito con la famiglia nella capitale quando aveva tre anni, ha iniziato a tifare il Cagliari da piccolo grazie a Gigi Riva ed è diventato l’autore dell’inno “Tifo Cagliari e boh”, cantato dai tifosi dell’Unipol Domus prima di ogni partita dei rossoblù in casa. Ha fatto diverse pazzie per seguire il Cagliari e per incontrare il suo idolo, Gigi Riva.

Paolo Migani allo stadio con il figlio
Paolo Migani allo stadio con il figlio
Paolo Migani allo stadio con il figlio

E la morte di Rombo di Tuono gli ha cambiato la vita: «Fin da ragazzino avevo ovviamente pensato che Gigi sarebbe morto prima di me. Mi ero ripromesso che sarei andato al suo funerale. Così da Roma sono partito per Cagliari. Mi si è spezzato qualcosa. È sempre stata una figura di riferimento per me, un modello da seguire. Mi manca. Quando ho incontrato i figli Nicola e Mauro ho pianto e detto: era il vostro papà, ma era anche un padre per tanti e tanti ragazzini ora diventati uomini».

Il grande amore 

E proprio Gigi Riva lo ha fatto innamorare del Cagliari. «Un giorno la cassiera del supermercato sotto casa mi ha regalato un pallone. Avevo sei, sette anni. Mi è sembrato di avere in mano un essere vivente, un esserino indifeso a cui dedicare le attenzioni. Un cucciolo di cuoio con cui condividere i pomeriggi dopo i compiti. Ho portato il pallone a letto con me», racconta Migani. «A 11 anni i miei genitori mi hanno regalato una chitarra e ho iniziato a scrivere canzoni ed è diventato poi il mio lavoro». E ha associato musica e pallone. E sempre da bambino è iniziata la passione per i rossoblù: «Non sono sardo e non ho parenti sardi. Il 22 novembre 1969 stavo vedendo la partita della nazionale italiana contro la Germania dell’Est. E un giocatore azzurro ha realizzato un gol di testa in tuffo. Ho chiesto a mio fratello chi fosse quel calciatore. Gigi Riva, è stata la risposta. In quel momento ho annunciato: da ora sarò tifoso del Cagliari. E così è stato».

La cena

È iniziata così la sua storia da tifoso rossoblù fino ad arrivare alla realizzazione di un sogno: scrivere l’inno del Cagliari. Per arrivarci sono servite diverse combinazione e conoscenze.

L'album con le figurine autografate dai calciatori del Cagliari dell'anno dello scudetto
L'album con le figurine autografate dai calciatori del Cagliari dell'anno dello scudetto
L'album con le figurine autografate dai calciatori del Cagliari dell'anno dello scudetto

«Nel 2010, guardando Videolina, ho saputo che ci sarebbe stata una festa per i 40 anni dello scudetto del Cagliari. Ho deciso: sarei andato a quella festa. In hotel dove ci sarebbe stata la cena con tutti i giocatori rossoblù dello scudetto non c’era più posto. Volevo farmi autografare le figurine della squadra del Cagliari dello scudetto». Migani non si perde d’animo. Chiama e richiama e alla fine parla con Eraclio Masala, organizzatore e super tifoso rossoblù: «Mi dice: tu verresti davvero da Roma? E così mi trova un posto. Prenoto aereo e stanza e parto».

Paolo Migani con Eraclio Masala
Paolo Migani con Eraclio Masala
Paolo Migani con Eraclio Masala

L’amica cagliaritana Rossana (“Punto di riferimento sicuro e anche lei grande tifosa del Cagliari”) lo prende in aeroporto e l’accompagna. «Quando entro nella sale della cena non potevo credere a miei occhi. C’erano tutti gli ex rossoblù dello scudetto. Avevo portato l’album delle figurine del 69-70: ho raccolto tutte le firme dei miei idoli. E l’abbiamo finita a cantare con tutti, anche con Gigi Riva».

Le amicizie fondamentali 

È iniziata così l’amicizia con Eraclio Masala, fondamentale per l’inno. «Mi ha detto di scriverlo. Serviva un inno per rappresentare la sardità. Gli ho risposto: servirebbe qualcosa di immediato che ti entri in testa. Lui ha replicato: ah non saprei, io tifo Cagliari e boh. Ho colto quella frase e subito ho detto: fermati, questo sarà il ritornello. Poi ho scritto il resto del brano. Il testo è piaciuto subito. Ma per diventare qualcosa di più, serviva altro. Ho chiamato Alessio Graziani, musicista e grande arrangiatore.

Paolo Migani con Alessio Graziani
Paolo Migani con Alessio Graziani
Paolo Migani con Alessio Graziani

Ha fatto un grande lavoro e così è nato Tifo Cagliari e boh». L’inno era pronto. Ed è entrata in ballo la seconda conoscenza fondamentale: Nicola Riva. «Ho scambiato con lui dei messaggi. Quando l’inno era pronto lo ho mandato a lui. E mi ha detto di metterlo in rete. Ho creato un video, mettendo le immagini dei migliori giocatori del Cagliari per accompagnare l’inno. I commenti sono stati tantissimi: quasi tutti lo hanno accolto bene. È piaciuto. certo a qualcuno no, ma non si può ottenere l’unanimità».

Paolo Migani con Nicola Riva
Paolo Migani con Nicola Riva
Paolo Migani con Nicola Riva

E da Nicola Riva ha ricevuto la telefonata che forse non si aspettava: «Mi ha chiamato alla prima di Claudio Ranieri sulla panchina del Cagliari, l’anno scorso. E mi ha detto: manderanno l’inno prima del fischio d’inizio. Ho avuto paura. Temevo che il Cagliari perdesse. È invece arrivata la vittoria contro il Como: era il 14 gennaio. Da quel momento, in serie B, non abbiamo più perso in casa. E siamo tornati in serie A».

Il sogno 

Il musicista ha ringraziato la società per quella grande emozione. L’inno non è stato riproposto nella gara successiva, in casa contro la Spal. «A me andava comunque bene così. Invece ho ricevuto la telefonata di Stefano Melis del Cagliari: mi ha raccontato che l’inno piaceva e che lo avrebbero voluto rimandare. Non solo: mi volevano in tribuna. È nata così la favola: i tifosi lo cantano e piace. In tanti sono contenti».

Paolo Migani con Stefano Melis
Paolo Migani con Stefano Melis
Paolo Migani con Stefano Melis

L’inno alla fine è entrato a far parte di programma più ampio della società del Cagliari, fortemente voluto da Melis e dalla sua area che coordina, per unire ancora di più il Cagliari alla sua gente e arricchire l’esperienza stadio nel giorno della partita. «Spero porti fortuna anche quest’anno», aggiunge Migani. «E che arrivi la salvezza. Credo in Ranieri e nel lavoro della società».

Paolo Migani
Paolo Migani
Paolo Migani

E ha un altro sogno: «Cantare l’inno nello stadio nuovo del Cagliari».

Il dolore

Anche se ci sarà un velo di tristezze, dopo la morte di Gigi Riva. «Ho tanti ricordi legati a lui. Il giorno del suo compleanno, compravo due paste tornavo a casa e le mangiavo davanti alla sua figurina, con due candeline. Poi prendevo il pallone e calciavo solo con il piede sinistro. Ricordo il primo incontro, per caso, a Roma nel 1989: l’ho visto camminare e mi sono avvicinato, snocciolandogli la formazione del Cagliari dello scudetto. Ho preso un caffè con lui. Mi sono fatto autografare uno scontrino. Poi sono andato a un ritiro della nazionale italiana: avevo una felpa con la scritta Riva e con il numero 11. Quando lui è arrivato in auto, è sceso e ho fatto una foto che conservo insieme a tanti altri ricordi legati a Rombo di Tuono. Poi la festa per i 40 anni dello scudetto e una telefonata che mi ha fatto grazie a mio fratello. L’ho incontrato altre volte, quando andavo nel “suo” ristorante Stella Marina. Manca davvero tanto. A tutti».

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