L’hanno definita la “de-digitalizzazione della scuola”. La Svezia, da sempre paladina in Europa dell’uso della tecnologia nelle classi, sembra fare un netto dietrofront: addio a tablet e pc, si torna a carta e penna. Libri stampati e scrittura manuale, soprattutto fra i bambini più piccoli, per cercare di ridimensionare la digitalizzazione dell’istruzione visto che a lungo andare sono sembrati più i danni che i benefici.

Il governo svedese, fin dal 2017, aveva dato priorità alla digitalizzazione nelle scuole, un anno fa addirittura l’Agenzia nazionale per l’istruzione aveva presentato un nuovo piano da attuare entro il 2027 con l’obiettivo di introdurre l’uso dei tablet già dalla scuola materna. Adesso invece si punta al ripristino delle modalità di apprendimento più tradizionali; in prima linea la ministra svedese per la Scuola, Lotta Edholm convinta che i “testi fisici siano più efficaci e importanti per l’apprendimento”. La ministra ad agosto aveva annunciato l’intenzione del governo di annullare la decisione dell'Agenzia nazionale per l'istruzione di rendere obbligatori i dispositivi digitali nelle scuole materne. E soprattutto è prevista l’abolizione completa dell’apprendimento digitale per i bambini al di sotto dei 6 anni. In particolare il Progress in International Readin Literacy Study (Pirls) ha evidenziato un calo fra il 2016 e il 2021 nella capacità di lettura fra gli alunni svedesi (anche se i bambini di quarta elementare hanno sempre un punteggio superiore alla media). Il calo potrebbe essere dovuto sia alla pandemia Covid 19 sia all’aumento degli studenti immigrati che non parlano svedese come prima lingua. Gli esperti di apprendimento hanno però un’altra teoria: “Un uso eccessivo degli schermi durante le lezioni scolastiche è negativo”. Secondo il Karolinska Institute, una scuola svedese di medicina focalizzata sulla ricerca, ci sarebbero prove scientifiche del fatto che gli strumenti digitali anziché migliorare l’apprendimento lo compromettono. “Bisognerebbe focalizzarsi sull’acquisizione delle conoscenze attraverso libri di testo stampati e competenze degli insegnanti, piuttosto che attraverso fonti digitali liberamente disponibili di cui non è stata controllata l’accuratezza”.

Studenti in classe (foto archivio Unione Sarda)
Studenti in classe (foto archivio Unione Sarda)
Studenti in classe (foto archivio Unione Sarda)

In realtà la diffusione degli strumenti di apprendimento digitale preoccupa anche l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’istruzione e la cultura. Ad agosto, l’Unesco aveva chiesto un uso più appropriato della tecnologia nel mondo dell’istruzione. L’Agenzia sollecitava i Paesi ad accelerare le connessioni Internet nelle scuole ma al tempo stesso lanciava un preciso monito affinché la tecnologia non sostituisse mai la formazione in presenza.

In Italia il digitale avanza ma a piccoli passi. Secondo un sondaggio di www.libraccio.it il 38% dei giovani vorrebbe una scuola ibrida, che unisca l’apprendimento online e la presenza fisica ma quasi il 60 per cento preferisce un’impostazione classica, con il maestro o il prof in cattedra. Solo una minoranza (il 3,8 per cento) sogna un apprendimento completamente digitale. La stragrande maggioranza degli intervistati ha bocciato l’ipotesi di una possibile sostituzione dei libri con dispositivi digitali. Evocando anche giustificazioni romantiche come il “richiamo profondo all’odore delle pagine in carta e alla connessione emotiva che solo i libri stampati possono evocare”.

In Europa intanto l’Olanda ha detto no all’uso degli smartphone a scuola. Sulla scia del ministro britannico dell'Istruzione Gavin Williamson che ha deciso di vietare gli smartphone a tutti i ragazzi sotto i 18 anni non solo durante gli orari delle lezioni, ma anche nell'intervallo e a mensa. I dispositivi sono consentiti solo se strettamente necessari, ad esempio durante le lezioni sulle competenze digitali. L’istruzione online resta quindi un argomento molto dibattuto in tutto il mondo occidentale. La Polonia, ad esempio, ha appena lanciato un programma per fornire un laptop, finanziato dal governo, ad ogni studente a partire dalla quarta elementare, nella speranza di rendere il paese tecnologicamente più competitivo. Negli Stati Uniti, la pandemia di coronavirus ha spinto le scuole pubbliche a fornire milioni di laptop acquistati con i fondi federali, agli studenti delle scuole primarie e secondarie. Ma esiste ancora un divario digitale, che è in parte il motivo per cui le scuole americane tendono a utilizzare sia libri di testo cartacei che digitali. E il futuro è tutto da scrivere, in un giusto equilibrio fra carta e penna e pc.

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