La rivoluzione iraniana attraverso i volti del giovani che protestano contro il regime dei mullah e per questo sono stati arrestati, torturati, uccisi. Dal giorno della morte di Masha Amini, la 22enne arrestata il 13 settembre scorso dalla “polizia morale” perché non portava correttamente il velo, e pestata a morte, le proteste si sono allargate a macchia d’olio in tutto il Paese.
Alle giovani donne, le prime a scendere in strada, togliersi il velo e bruciarlo al grido di Donna-Vita-Libertà, si sono presto uniti gli uomini, soprattutto i giovanissimi. E il regime teocratico fin da subito ha mostrato il suo volto peggiore con una tremenda repressione.

Un coraggioso giornalista italiano, Mariano Giustino, corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia, sta raccontando quotidianamente la rivoluzione non violenta che mira al rovesciamento della repubblica islamica. In un articolo per L’Inkiesta ha scritto: “Donne e uomini, giovani e anziani, sono scesi per le strade, dai quartieri ricchi di Teheran a quelli poveri delle più remote province e campagne, del sud, dell’est e dell’ovest”. Dalle proteste nelle università si è passati a quella nelle fabbriche, fino agli esercizi commerciali. “Un evento decisamente unico nella storia iraniana che non si era verificato nelle due rivoluzioni precedenti. A quella costituzionale del 1905 prese parte solo un’elite prevalentemente di due grandi città, Teheran e Tabriz; quella del 1979 invece, fu sostenuta dalla Francia, è stata molto rapida e non ha interessato tutti gli strati sociali”.

Giustino su Twitter pubblica la foto e le storie dei giovani manifestanti arrestati torturati, giustiziati, giovanissimi e giovanissime in lotta per la libertà.

Alcuni ve li riproponiamo qui (con l’autorizzazione del giornalista di Radio Radicale), perché non si spengano i riflettori sulla rivoluzione iraniana.

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Mahak Hashemi aveva 16 anni: è stata uccisa a manganellate mentre protestava a Shiraz. Per la restituzione del corpo alla famiglia è stato chiesto un riscatto.

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Atefeh Noami, 37 anni, era un’attivista sempre presente nelle proteste. Improvvisamente è  scomparsa, il corpo è stato ritrovato dopo otto giorni: è stata massacrata dalle milizie del regime.

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Niloofarl Lotfian è una modella iraniana: è stata rapita dalle forze del regime islamico il 20 novembre.

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Zahra Lari era la preside della Rezvani Nejad School di Kerman: si era rifiutata di fornire i nomi degli studenti che avevano protestato. È stata licenziata dalla carica di dirigente ed è morta subito dopo.

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La donna della foto è una poetessa rinchiusa nel carcere di Evin. Soffre di forti mal di testa a causa di un problema al cervello e ha una particolare sensibilità alla luce. Eppure è stata sottoposta a pesanti torture per 41 giorni.

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Hossein Panahi è una ragazza di 17 anni che è stata colpita alla testa da un cecchino. È morta all’ospedale di Teheran. Per avere il suo corpo la famiglia ha dovuto dichiarare pubblicamente che si è trattato di un suicidio.

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Fahimeh Karimi è un’allenatrice di pallavolo, ha tre figli: è stata condannata a morte dopo le proteste a Pakdasht, nella provincia di Teheran.

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La casa di famiglia dell’arrampicatrice iraniana Elnaz Rekabi è stata demolita. L’atleta era salita alla ribalta in tutto il mondo per aver gareggiato in una competizione internazionale senza velo.

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La ragazza si chiama Ghazal Ranjkesh ed è una studentessa di Giurisprudenza di Bendar Abbas. È stata gravemente ferita  agli occhi, come il ragazzo a destra, Parsa Ghobadi, 18 anni.

Sono tanti i manifestanti che hanno perso gli occhi.

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Mina Yaghoubi, ha 33 anni: è stata arrestata e poi è stata rilasciata dopo il pagamento di una cauzione. Ha il corpo coperto di lividi.

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La comica iraniana Zainab Mousavi, in arte “Imperatrice Kuzcoo” è stata arrestata. Ha trascorso 25 giorni in isolamento ed è stata condannata a due anni di carcere a causa della sua attività artistica.

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Una giovane laureata in psicologia all’università di Teheran, Anahita Hashemipour, arrestata il 4 ottobre, è stata trasferita dalla prigione di Evin a quella di Gharchak.

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La figlia di Mehdi Shahmoradi, detenuto nella città di Abdanan, da giorni siede davanti al carcere aspettando il padre. È stata picchiata.

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Amir Hossein Rahimi ha 15 anni, è stato picchiato e arrestato il 14 ottobre a Fardis/Karaj: le autorità hanno minacciato la famiglia chiedendo di tacere. È il più giovane manifestante dietro le sbarre.

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Majid Reza Rahnnavard aveva 23 anni: ha partecipato alle proteste antiregime a Mashhad ed è stato impiccato.

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Mahan Sedrat ha 23 anni: per aver manifestato è stato arrestato e rinchiuso nel braccio della morte: Il padre parla di processo farsa.

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Ali Mozami Goudarzi, 20 anni, un manifestante, è stato condannato a morte con l’accusa di “corruzione sulla terra”. 

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Homan Abdullah è stato sequestrato. Quando è stato restituito alla famiglia era morto. I familiari hanno avuto l’ordine di seppellirlo di notte.

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Mohsen Shekari, 23 anni, è stato giustiziato: aveva partecipato a una manifestazione anti regime a Teheran.

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L’allenatore di taekwondo Meytham Shirini è stato arrestato per “azione contro la sicurezza nazionale”.

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Reza Kushki Nejad, un maresciallo dell’aeronautica iraniana della base di Abdanan, è stato arrestato perché aveva condannato la brutale repressione delle proteste.

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Reza Kazemi aveva 16 anni, era curdo: è stato ferito con una fucilata dai cecchini della repubblica islamica. È morto dopo 6 giorni di agonia.

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Il giovane Arash Sadeghi è malato di  cancro: in carcere gli vengono negate cure mediche e farmaci. Torturato, ha perso l’udito eppure è preoccupato non tanto per sè per i prigionieri senza nome.

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Arshiya Imam Gholizaadeh aveva 16 anni, è stato arrestato per aver fatto cadere il turbante di un religioso dalla testa. Pochi giorni dopo il rilascio si è suicidato: non ha sopportato le tremende torture.

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Amir Shahnavazi, 14 anni, è un ragazzo baluchi: è uno dei tanti adolescenti uccisi dal regime iraniano.

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Sepehr Maghsoudi aveva 14 anni: è stato brutalmente assassinato dai miliziani a Izeh.

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Hasan Nasseri è un campione di boxe del Khorasan: aveva sostenuto le manifestazioni anti regime in Iran. È stato arrestato davanti alla moglie e ai figli e torturato a morte la stessa notte.

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Siavash Mahmoudi aveva 16 anni, era un tifoso del Bayern. È stato colpito alla testa dalle milizie. La madre ha detto: “Gente, svegliatevi, anche io pensavo che non sarebbe successo a me ma è successo e mio figlio è stato ucciso ingiustamente”.

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Il campionato del mondo di calcio in Qatar: Mehran Sammak, 27 anni, è stato colpito alla testa dalle forze di sicurezza del regime, verso l’una di notte, mentre i tifosi iraniani festeggiavano la vittoria degli Stati Uniti sull’Iran. È morto in ospedale.

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Anche Farzin Maroufi è stato assassinato dalle milizie per aver festeggiato la sconfitta della nazionale iraniana, battuta dagli Stati Initi ai mondiali di calcio in Qatar.

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Arin Farzam ha 15 anni ed è accusato di corruzione: bisosna ricordare che proprio questa è l’accusa mche viene contestata agli oppositori del regime.

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Avat Ghaderpoor aveva  20 anni ed era un manifestante curdo-iraniano di Bukan: è stato centrato dai cecchini ed è morto in ospedale.

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Maziar e Yasin Shahbakhsh, 18  e 17 anni, appartengono alla minoranza beluci, un popolo cui l’Iran nega l’esistenza, al punto che molte persone non hanno neanche il certificato di nascita. I due ragazzi sono stati arrestati: in prigione, senza alcun diritto alla difesa, vengono  torturati.

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Medhi Aulee è un giovane culturista. Nelle proteste a Arak ha messo in pericolo la sua vita per strappare dalle grinfie delle milizie Basij una giovane manifestante. Ha pagato caro il suo gesto: gli hanno sparato.

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Hossam Mousavi è un istruttore di arrampicata, è stato rapito e non si hanno più notizie.

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Toomaj Salehi è un artista che ha appoggiato la protesta anche con la sua arte. Per questo è stato arrestato e si trova in isolamento e sotto tortura. Tutta l’Iran in rivoluzione lo sostiene.

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Sahand Nourmohammadzadeh ha 26 anni ed è stato  condannato a morte con l’accusa di “guerra contro Dio”. Come tutti i prigionieri non gode del diritto alla difesa. Èaccusato di aver divelto un guard rail.

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Arin Farzam Niya, studente di 17 anni, arrestato durante la cerimonia del 40 esimo giorno della morte di Hadith Najafi, è stato processato dal tribunale rivoluzionario di Karaj con l’accusa di corruzione nel mondo.

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