“I miei sogni sono come rugiada: nascono la notte, risplendono all’alba, evaporano di giorno”. Sogni e notte. Sono le suggestioni che ricorrono più frequentemente nei versi di Carlo Alessio Cozzolino, che cattura ogni minimo dettaglio, ogni minima sensazione percepita e li trasforma in composizioni, talvolta essenziali, ermetiche. Sempre cariche di lirismo. Lo ha fatto anche nella sua seconda opera “Nottetempo” (Bertonieditore, collana Aurora a cura di Bruno Mohorovich), pubblicata nell’autunno 2023, a due anni di distanza dalla prima, “Sogni di carta”.

L’autore, nato a Sassari nel 1977, vive e lavora ormai da tempo in Lombardia, a Lissone, come data scientist, cioè un professionista con ampie competenze in diversi campi, dall’informatica alla matematica statistica al marketing. In parallelo, Cozzolino ha sempre coltivato le sue grandi passioni, la fotografia, la scienza e la natura. E i libri, con particolare propensione alla poesia. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali dedicati appunto alla poesia, ottenendo sempre importanti riconoscimenti. Sulla sua pagina Facebook “Microcosmi” discute di libri, arte e della bellezza che circonda noi tutti. “Perché solo la bellezza potrà salvarci”.

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Il lavoro l’ha portato, dunque, oltre i confini della sua terra d’origine ma questo non gli ha certo impedito di tenere ben salde le radici nell’Isola. Un legame forte, indissolubile, che traspare naturalmente dalle sue liriche. “Si flette la canna al maestrale: mi sento una chiave di volta”, dove il riferimento è chiaro al vento che domina, o quasi, la Sardegna.

In questa raccolta prevalgono i paesaggi notturni, come è facile intuire dal titolo. “E’ cosa ormai nota che i poeti scrivano di notte e tracciano la via: quel verso di poesia ancora da inventare, che permette all’uomo di aprire gli occhi dell’anima che vedono ciò che umanamente, cioè alla luce diurna, non è possibile vedere: l’essenza profonda della realtà e le anime di coloro che stanno al di là della vita” così scrive Bruno Mohorovich nella prefazione. “Il poeta apre la danza della scrittura, e le parole, allora, questi incanti indimenticabili, sgorgano, vanno e vengono condivise. Non c’è altra strada; nessun altro destino. Si nasce con le parole per giocarci insieme”. Proprio così. Carlo Alessio Cozzolino cattura le parole e se ne impadronisce, le utilizza per raccontare in versi la sua realtà e ci trasporta ora in paesaggi notturni, in cui non mancano mai la luna e le stelle, ora nella metamorfosi. Con escursioni nella felicità e fra cielo e terra. Ancora, fra sé e i sogni, nell’ora blu della malinconia e nell’amore. Infine, l’epilogo e la rivelazione. La raccolta si chiude con un verso che fa riflettere: “Dove l’amore se non in se stessi?”.

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Come già accaduto nella prima opera, anche “Nottetempo” si legge in grande scioltezza, pagina dopo pagina. Salvo poi tornare indietro per riassaporare e gustare meglio alcune composizioni, quasi a cogliere una qualche sensazione, sfuggita magari nella precedente lettura.

“Sogni di carta”, la sua prima raccolta poetica che racchiude gli scritti giovanili, racconta amori, sogni, silenzi. Un viaggio nell’anima alla scoperta del proprio Io. In “Nottetempo” si avverte una maturità, un passo avanti rispetto alle altre composizioni, definite nella prefazione da Stefano Paolo Giussani, materiche. “Non so se sia corretto definire un poeta materico. La poesia non è un semplice pensiero ma una combinazione strepitosa capace di impossessarsi dei nostri sensi e portarli ovunque. In questo ambito credo che Carlo Alessio Cozzolino sia un materico assoluto, capace di plasmare i suoni e i loro significati in un presepe della creazione”.

Nella poesia di questo autore, a dirla con Mohorovich, “non esiste il non detto: al contrario esplicita la sua tensione lirica, ora con rapida dolcezza, ora con velata amarezza”. Il risultato, per chi legge, è un alternarsi di sensazioni opposte che, però, lungi dallo scontrarsi, si amalgamano in una fusione unica: provare per credere, leggere per assaporare.

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