Le cime innevate del Gennargentu sembrano vicinissime dalla finestrella del rifugio di Monte Novo San Giovanni, la porta che fa accedere al Supramonte di Orgosolo. La terrazza naturale è un osservatorio a cielo aperto da cui si scorge mezza Sardegna, da Est dove si intravvede anche il mare, fino a Ovest dove si scorge il Montiferru, a Nord, tra Baronia e Costera, e il Sud: le cime dell’Ogliastra sono molto nitide. Il gruppo dei corsisti che aspirano a diventare Guide escursionistiche ambientali segue passo per passo il docente, il geografo nuorese Matteo Cara, che in pochi minuti fa, a memoria, una vera lezione di cartografia a vista, descrivendo i luoghi cima per cima e paese per paese. L’escursione fa parte del corso ed è una lezione in cui un pezzo di Sardegna viene svelato in ogni suo piccolo particolare.

Il Supramonte

L’angolo di Sardegna prescelto per la lezione è un vero e proprio sussidiario di quello che una guida deve imparare. Dalla geologia all’orientamento, dalla geografia fino alla fauna e alla storia dei luoghi. Imparare come gestire un’escursione guidata non è facile ma con la ricchezza di questo scorcio di Barbagia tutto diventa più semplice e il rischio è di non avere il tempo per descrivere la complessità dell’ambiente. Il percorso va giù da Monte Novo San Giovanni e si addentra attraverso il bosco, fitto di lecci, per arrivare al canale che delimita il Supramonte. “Questo è l’inizio”, spiega Matteo Cara. Poi si parla di botanica mostrando come i lecci nella parte bassa mostrino una singolare forma a cespuglio, per poi lasciare spazio alla classica crescita del tronco una volta fuori dalla portata degli animali. Sono i meccanismi difensivi della natura. La stessa natura che in questa zona ha visto volteggiare il Gipeto, l’avvoltoio cancellato dalla mano dell’uomo attraverso l’uso indiscriminato di carcasse avvelenate anche durante il tentativo di reintroduzione di cui rimangono tracce nelle cenge di Monte Su Biu.

Matteo Cara, geografo nuorese, durante il corso
Matteo Cara, geografo nuorese, durante il corso
Matteo Cara durante il corso

I progetti e la natura

La natura cerca di salvaguardare, crea dei meccanismi perfetti di integrazione tra la flora, la fauna e le varie specie, ma poi l’uomo le altera e spesso oggi ne vediamo i risultati negativi. Fortunatamente in altre zone dell’Isola il ripopolamento del Grifone ha dato ottimi risultati e oggi la popolazione cresce. Più lentamente aumenta quella dell’Aquila del Bonelli, ma i progetti stanno dando risultati importanti, e capita anche che un altro avvoltoio, il Capovaccaio, venga a nidificare nell’Isola senza alcun intervento umano. Ha fatto tutto da solo. Un segnale positivo. Tutti argomenti oggetto del corso e di cui si parla mentre si affronta il trekking per le future guide escursionistiche.

L’acqua ha ripreso a scorrere nei torrenti dopo un inverno siccitoso e lo spettacolo delle cascatelle è bellissimo. Il sentiero continua fino all’albero cresciuto nella roccia, enorme, imponente, s’Elihe ’e Tureddu. I selfie si sprecano, le domande pure. La sosta si prolunga per l’ammirazione di un monumento naturale che ha pochi eguali. Qualche minuto prima, un’altra pausa lungo il percorso, nella piana di Sa Sinepida, ha permesso di ammirare una tomba di giganti non proprio intatta ma di cui si intuisce tutta l’antica maestosità. Un luogo ideale, una piana vicino al fiume, per viverci anche in tempi antichi. E gli insediamenti preistorici, e non solo, infatti, non mancano. Poi si riprende a camminare dopo aver osservato un fenomeno geologico molto raro e altrettanto interessante: emergono tracce di ere passate, di milioni e milioni di anni fa, che lasciano affiorare i segni del carbone fossile. Così come lungo la strada, qua e là, spuntano piccoli frammenti di ossidiana, che qui non si trovano in natura ma sono il frutto di antichi traffici commerciali che attraversavano la Sardegna.

Bosco primario

Fino ad arrivare poi alla foresta primaria di Sos ‘e Orane, dove i segni sono evidenti. Non ci sono stati i tagli indiscriminati che hanno colpito altri boschi, anche in quest’area della Sardegna. Ci si ferma, le aspiranti guide fanno domande, mostrano curiosità, prendono appunti in vista di un lavoro che verrà. Saranno loro a dover raccontare un angolo di Barbagia che permette di parlare senza sosta, se non fosse che la vista di alcune mufle porta tutti al silenzio e alla ricerca di binocoli per osservarle meglio. La salita finale riporta verso Monte Novo San Giovanni, i quattordici chilometri finali e la traccia segnata sul Gps sono motivo di analisi dopo la conclusione della tappa. La prossima volta saranno le nuove guide escursionistiche ambientali a condurre le danze e a raccontare un universo racchiuso in pochi chilometri.

© Riproduzione riservata