La luce nel drappo leggero di colore rosso magenta, impareggiabile abito da sera. Lo stilista Giorgio Armani racconta così la voce di Maria Callas. Creazione visiva intensa ed elegante che è l’atto finale di una mostra omaggio alla Divina dell’opera lirica in corso nel museo del teatro alla Scala di Milano. Cinque artisti contemporanei celebrano il mito con un’interpretazione unica e suggestiva. Latifa Echakhch, artista franco-marocchina, firma un’installazione di perle bianche e rosse, immagine di bellezza e di fragilità insieme, di lacrime e sangue: tanti fili scendono dall’alto, come un sipario.

L'installazione realizzata da Latifa Echakhch
L'installazione realizzata da Latifa Echakhch
L'installazione realizzata da Latifa Echakhch

Tra questa inedita cascata di perle e la creazione color rosso magenta di Armani c’è l’installazione con il volto della Callas moltiplicato per 63 volte, sempre diverso, sempre stampato a laser su tela. Una sequenza di fotogrammi in bianco e nero, ritratti attinti da scene e ruoli. Così Francesco Vezzoli, artista italiano di grande successo, concepisce il mito Callas.

Abito da sera della collezione Giorgio Armani Privé
Abito da sera della collezione Giorgio Armani Privé
Abito da sera della collezione Giorgio Armani Privé

Il musicista Alvin Curran propone una composizione ispirata alle tante registrazioni che raccolgono la voce della cantante. Un capitolo a sé è il cortometraggio del regista Mario Martone che racconta l’incontro di Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca capitata a Milano nel 1956 per assistere, al teatro alla Scala, alla prova generale di Traviata con la regia di Luchino Visconti. Nel ruolo di Violetta c’è Maria Callas. E per l’autrice austriaca è una rivelazione straordinaria: «Ascoltavo e guardavo apatica, fino all’attimo in cui un movimento, una voce, una presenza simultaneamente provocarono in me una scossa, quale solo un urto fisico, o un veemente intendimento, un atto mentale sono in grado all’improvviso di produrre. Su quel palcoscenico c’era una creatura, un essere umano». Nel film di Martone l’interpretazione è affidata all’attrice Sonia Bergamasco.

La mostra, non a caso intitolata Fantasmagoria Callas, è un percorso in cinque atti che combina arti e linguaggi diversi, tra musica, cinema, opera, illusioni sceniche di grande effetto. Non mancano alcuni costumi originali, indossati dalla Callas e conservati nell’Archivio storico del teatro alla Scala. L’occhio del visitatore cade subito su quello disegnato da Salvatore Fiume per Medea nel 1953 e Don Carlo di Nicola Benois del 1954, all’ingresso del percorso espositivo. La mostra è aperta da novembre fino al 30 aprile e vuole celebrare la leggendaria cantante in occasione del centenario della nascita.

Maria Callas, nome d’arte di Maria Anna Cecilia Sofia Kalos, greca d’origine, nata New York il 2 dicembre del 1923 e morta a Parigi il 16 settembre 1977, resta icona indiscussa, artista superlativa nei 28 spettacoli di cui è stata protagonista al teatro alla Scala dal 1950 al 1961: sei inaugurazioni di stagione, 23 titoli d’opera. Dodici anni, tutti indimenticabili, su un palcoscenico simbolo, interprete di grandi opere, da Aida a Norma, da Anna Bolena a La Traviata, da Macbeth a Il Trovatore, a Medea.

L'opera realizzata da Francesco Vezzoli
L'opera realizzata da Francesco Vezzoli
L'opera realizzata da Francesco Vezzoli

Confrontarsi con la potenza di un mito senza tempo non è facile neppure per artisti di rango eccezionale come quelli riuniti nella mostra. Confessa Giorgio Armani: «Si può dare forma a una voce? E l’immagine di un’artista della lirica quanto racconta del suo canto? Avevo questi interrogativi in mente pensando a Maria Callas. Ho scelto quindi un abito che rispecchiasse l’idea che avevo della sua voce e del suo canto, ma anche della sua personalità: un vortice di passione, controllo e sentimento, timbro nitido e chiaro. L’ho scelto ascoltandola e immaginandola». E poi: «Per rappresentare Maria Callas ho scelto un abito rosso: rosso come la passione e la forza, qualità che ho sempre pensato appartenessero a Maria Callas, donna libera e di carattere». L’abito è nato per la collezione Giorgio Armani Privé del 2021.

Spiega nel catalogo il curatore della mostra, Francesco Stocchi: «Il nome di Maria Callas permane nel tempo quale sinonimo di forte eredità per uno sguardo contemporaneo che coinvolge tutte le arti. La voce dal timbro unico e l’impatto duraturo che ha avuto sull’opera rendono questa artista una vera e propria costellazione musicale senza precedenti né discepoli. Maria Callas era nota per la sua istintiva musicalità, l’intelligenza e la brillante presenza drammatica che portava nei suoi ruoli. La destrezza vocale ed emotiva necessaria per interpretare un’aria ha reso la diva un’opera d’arte totale».

La mostra Fantasmagoria Callas con il costume disegnato da Salvatore Fiume per Medea
La mostra Fantasmagoria Callas con il costume disegnato da Salvatore Fiume per Medea
La mostra Fantasmagoria Callas con il costume disegnato da Salvatore Fiume per Medea

La mostra, realizzata con l’allestimento di Margherita Palli, condensa visioni e immagini in una narrazione corale.

«La Callas, la sua voce, è un dono della natura che appartiene a tutti noi. Come? Che ne so. Un suono qualsiasi, suono del vento, suono di un ruscello. Ha quella immensità infinita», sottolinea Alvin Curran. «Era lei l’usignolo naturale», spiega Mario Martone, autore del film proposto in una saletta allestita lungo il percorso espositivo. Il cortometraggio valorizza anche il museo del teatro alla Scala, ripreso più volte nel racconto narrativo sulla Callas dove emerge soprattutto la sua profonda umanità. Nella pluralità di voci e approcci la mostra è un viaggio affascinante che consente di cogliere bene le parole del curatore Stocchi: «La vera erede della Callas è la Callas stessa. Il suo temperamento, il suo carisma e la sua voce intrisi di eternità, hanno delineato i tratti della diva del XX secolo».

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