Il punto di partenza è un’opera del 1890: sono gli alberi dipinti da Antonio Ballero. È l’opera più antica della mostra che è un viaggio intenso nella più importante collezione d’arte moderna e contemporanea legata alla storia della Sardegna. La espone il museo Man di Nuoro per celebrare alla grande i suoi 25 anni di attività.

Il 6 febbraio del 1999 il museo di via Satta, nel centro della città, apre le porte al pubblico con una mostra dedicata allo scultore spagnolo Eduardo Chillida, accanto a una antologica di Gino Frogheri. È il primo passo, guidato dall’allora direttrice Cristiana Collu, di una storia prestigiosa. Il piccolo museo che fa capo alla Provincia di Nuoro acquista strada facendo un richiamo enorme, non solo regionale, fino ad essere considerato uno dei più importanti d’Italia. In occasione dei 25 anni esatti il corso Garibaldi, cuore di Nuoro, per una settimana diventa vetrina speciale di oltre cento manifesti storici legati alle mostre più significative come Mirò, Picasso, Schiele, Giacometti. Uno sventolio d’arte pieno di fascino.

I manifesti storici sulle mostre del Man esposti nel corso Garibaldi
I manifesti storici sulle mostre del Man esposti nel corso Garibaldi
I manifesti storici sulle mostre del Man esposti nel corso Garibaldi

Dal 28 marzo è aperta al pubblico l’esposizione “Le affinità elettive”, curata dall’attuale direttrice Chiara Gatti e da Rita Moro. Mostra dedicata alla collezione storica che esce dai depositi nell’ambito di un progetto aperto ai linguaggi delle nuove generazioni, in linea con la storia di questo polo culturale vivace e innovativo.

Fino a giugno i visitatori possono ammirare opere dei grandi artisti sardi come Mario Delitala, Giuseppe Biasi, Carmelo Floris, i fratelli Melis, Giovanni Ciusa Romagna. E poi le sculture di Francesco Ciusa, le opere di Edina Altara, il realismo borghese di Francesca Devoto, il divisionismo del primo Sironi, l’astrattismo di Mauro Manca, la creatività di Maria Lai, Salvatore Fancello, Costantino Nivola, Giovanni Pintori. C’è questo da vedere e altro da scoprire. Cento opere e altrettante storie, tutte hanno un valore storico e sociale, oltre che artistico e diventano specchio dell’Isola. Le immagini della tradizione si alternano a ricerche estetiche ispirate a movimenti e sperimentazioni in corso a Roma, Venezia e Milano che segnano l’evoluzione dell’arte in Italia come pure l’esperienza degli artisti sardi approdati nella Penisola, dove intrecciano le proprie origini con le correnti d’avanguardia.

Tonino Rocca
Tonino Rocca
Tonino Rocca

In mostra c’è solo una porzione del grande patrimonio del Man: cento capolavori su mille opere della collezione permanente. L’allestimento non segue l’andamento cronologico, ma crea andate e ritorni, salti nel mondo contemporaneo stimolando nel visitatore possibili affinità. Emerge bene guardando l’allestimento “Gli sguardi” (tra le tante firme anche Lisetta Carmi e Greta Frau) accanto all’installazione di Luca Spano. Oppure scorrendo le opere di un altro allestimento che si combina con Li Cuccos di Caterina Lai. «Lei è nipote di Salvatore Fancello, qui si ispira ai ciottoli di Cala Gonone. Fancello, morto a 24 anni, da piccolo lavorava nei laboratori di ceramica del nonno Simone Lai e dello zio Ciriaco Piras che collaboravano con Ciusa», spiega Tonino Rocca, presidente del Man sin dalla prima ora. Conosce la storia del museo e del suo ricco patrimonio. «Questa è un’opera di Guido Strazza, maestro dell’astrazione italiana dal dopoguerra in poi: ha 102 anni, la mamma era originaria dell’Ogliastra, per la prima volta esponiamo tre opere che ci ha donato». E poi: «Quest’opera di Maria Lai, del 1975, è una delle prime in cui l’artista dialoga con la tradizione sarda, quella dei costumi e dei tappeti». Accanto Mauro Manca: «Quest’opera astratta ha vinto la Biennale del 1957 dell’Ente per il turismo di Nuoro: in giuria c’erano i maggiori artisti sardi dell’arte figurativa, come Delitala. Rappresenta il passaggio verso l’arte contemporanea».

Importanti i tributi a Costantino Nivola (scelto da Adriano Pedrosa, curatore della prossima Biennale di Venezia per la sua mostra dedicata agli esuli nel mondo), a Jorge Eielson (in linea con le celebrazioni internazionali per il centenario dalla nascita).

«Il Man è una porta aperta che dialoga con il resto del mondo, uno sguardo verso la globalità e una finestra attraverso la quale il mondo vede anche questo museo», sottolinea Rocca che si occupa del Man ben prima della sua inaugurazione. L’apertura del 1999 è l’atto finale di una preparazione durata quattro anni. Rocca allora è assessore provinciale alla Cultura.

Non solo. Può vantare un traguardo di successo: da sindaco di Orani, dal 1990 al 1995, crea il museo Nivola, realtà artistica di prim’ordine. Conosce bene la grandezza di Costantino Nivola, lo ricorda anche durante i soggiorni dell’artista nel paese natale, lieto di sfuggire al caos americano. Con questa esperienza straordinaria, l’allora presidente della Provincia di Nuoro, Giuseppe Pirisi, gli affida l’incarico di mettere in piedi una pinacoteca con le opere custodite nei palazzi di Provincia, Comune, Camera di commercio ed Ente per il turismo. Ma Rocca va oltre. «È stata fatta una selezione delle opere con la consulenza di Fred Licht, insegnante alla Boston University e amico di Nivola». Agli occhi del super esperto il palazzetto in stile liberty di via Satta servono correttivi: faretti al posto di luci fisse, pavimenti neutri al posto di quelli colorati che fanno concorrenza ai quadri. Assieme alla sistemazione dei locali c’è subito la ricerca di un direttore sebbene il museo sia ancora tutto da fare. Tra i requisiti richiesti, oltre alla laurea, la conoscenza delle lingue e un’esperienza internazionale. Arriva una sola candidatura. Cristiana Collu allora ha 26 anni, è a Sydney dopo un master in Spagna. Il padre provvede alla domanda che viene subito accolta. Lei, dopo aver conosciuto il mondo, scopre Nuoro dove resta fino al 2012 portando il Man al successo. L’idea di una pinacoteca statica viene archiviata. «Con lei si è deciso di realizzare un museo che avesse una sua collezione, allora composta da cento opere, ma dialogasse con ciò che si muoveva a livello internazionale», ricorda Rocca. Così avviene.

Sculture di Ciusa
Sculture di Ciusa
Sculture di Ciusa

Sbarcano a Nuoro i grandi nomi dell’arte, da Mirò a Picasso, dagli impressionisti russi del museo di San Pietroburgo a El Greco. Il Man porta per la prima volta in Italia la mostra della grande fotografa statunitense Vivian Maier dopo aver fatto tappa nella Valle della Loira, a Oslo, Berlino, Amsterdam. Anche la mostra multimediale dedicata a Fabrizio De Andrè ha un successo travolgente: accanto alla sua musica propone la pagella e le lettere scritte al padre durante il rapimento. «L’arte contemporanea non è così facile, ma la mostra attrattiva ha un grande richiamo. Tanti visitatori sono venuti a Nuoro per visitare il Man. Per Vivian Maier, per esempio, ne arrivano 300 al giorno di cui 250 sono vacanzieri che giungono dalla costa», spiega Rocca. Il segreto del successo? «Assieme alle grandi mostre se ne sono proposte altre, originali e attrattive», sottolinea richiamando “Confini” e “Casa dolce casa” tra quelle frutto della creatività del Man e ben accolte dal pubblico. Nel frattempo, alla direzione arrivano Lorenzo Giusti, Luigi Fassi, Chiara Gatti. Ognuno dà la sua impronta che consolida il prestigio del museo, polo sempre dinamico. Il successo del Man mette in moto un circuito virtuoso per la città: 50 mila visitatori negli anni migliori. Tanti mettono piede a Nuoro trascinati dal richiamo del Man che per i suoi 25 anni propone anche un catalogo con la storia dei cento capolavori esposti.

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