Non solo al Sud. La piovra, non da oggi, è ovunque, i suoi tentacoli non risparmiano il ricco nord dove le cosche trovano terreno fertile per coltivare i loro affari sporchi. In Italia, lo scorso anno, erano 54 gli enti sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, oggi governati da commissioni straordinarie: si tratta di cinquantadue comuni per una popolazione che nel complesso supera i settecentomila abitanti e due aziende sanitarie provinciali. Nel novero rientrano le gestioni commissariali avviate nel corso del 2020 sia quelle connesse a scioglimenti avvenuti in precedenza nonché le gestioni prorogate. E nel 2021 la mafia ha allungato i suoi tentacoli su altri quattro comuni, l’ultimo dei quali è Barrafranca, 12mila abitanti, in provincia di Enna.

Il Municipio di Brescello (foto Ansa)
Il Municipio di Brescello (foto Ansa)
Il Municipio di Brescello (foto Ansa)

Il quadro dello scorso anno è descritto nella relazione ad hoc che il Viminale ha presentato di recente in Parlamento. Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, le Regioni che storicamente subiscono l’assedio della criminalità organizzata, nelle sue declinazioni di mafia, camorra, ndrangheta e sacra corona unita, sono quelle dove il fenomeno è più diffuso. Ma ormai anche il Nord non è immune. Tanto che perfino Brescello, il comune della provincia di Reggio Emilia in cui venne ambientata la saga di Peppone e don Camillo, era stato commissariato per mafia cinque anni fa. Tutto era nato dell’inchiesta Aemilia sfociata in un maxi processo con 230 imputati che aveva fatto emergere gli interessi della cosca dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici. Coinvolto il sindaco Marcello Coffrini, il cui partito – il Pd – gli aveva poi imposto di dimettersi. Dal 2018 in paese c’è un’amministrazione democraticamente eletta. A Brescello il peggio è alle spalle ma più a nord, in Valle d’Aosta, l’ombra della ndrangheta ha imposto lo scioglimento del consiglio comunale di Saint Pierre. Disposto nel 2020, il provvedimento conferma la crescita della presenza criminale organizzata nei comuni del Nord Italia che, ora, salgono complessivamente a nove. Le associazioni a delinquere di stampo mafioso vedono nel settentrione molteplici opportunità di ampliare il proprio volume di affari specie nel settore degli appalti pubblici e dell’urbanistica. Prima di Saint Pierre, al nord, Bardonecchia (Torino 2 maggio 1995); Bordighera (Imperia 24 marzo 2011 provvedimento successivamente annullato in sede giudiziale); Ventimiglia (Imperia 6 febbraio 2012 provvedimento successivamente annullato in sede giudiziale); Leinì (Torino 30 marzo 2012); Rivarolo Canavese (Torino 25maggio 2012); Sedriano (Milano 21 ottobre 2013; Brescello (Reggio Emilia 20 aprile 2016); Lavagna (Genova 27 marzo 2017).

Comuni commissariati nel 2020
Comuni commissariati nel 2020
Comuni commissariati nel 2020

“La relazione – si legge sul portale online del Ministero degli Interni – evidenzia come le Commissioni abbiano indirizzato le loro attività principalmente alla riorganizzazione dell’apparato burocratico, al miglioramento dei servizi offerti alla cittadinanza e alla trasparenza dell’azione amministrativa. Particolare attenzione è stata rivolta ai settori degli appalti pubblici, dell’urbanistica e dell’edilizia pubblica e privata per prevenire illeciti e abusi, ma anche per consentire l’utilizzo pubblico o per finalità sociali dei beni confiscati o sequestrati alle organizzazioni malavitose”. Parola d’ordine evitare soprattutto il default, porre rimedio alle scelte delle amministrazioni disciolte, che molto spesso hanno provocato disastri nelle finanze pubbliche in aggiunta alle condotte illecite.

“L’operato delle commissioni – recita la relazione del Viminale - si è incentrato sul ripristino delle regole e delbuon andamento nella gestione amministrativa; infatti, le diffuse irregolarità riscontrate, certamente ascrivibili anche alle condotte dei funzionari e dirigenti locali, hanno messo in luce una generale compromissione dell’azione amministrativa che si è discostata sempre più dai principi di legalità e di trasparenza, riflettendosi poi sulla regolarità e sull’efficienza nell’erogazione dei servizi destinati alla cittadinanza. In altri termini, è stata rilevata una diffusa trascuratezza nella tutela dell’interesse pubblico, attribuibile in parte all’operato del personale ma, soprattutto, alla responsabile inerzia o alla tacita connivenza degli organi politici che, nella generalità dei casi, non hanno esercitato le funzioni loro proprie di controllo e di direzione politico-amministrativa, –lasciando spazio ai sodalizi e agli interessi della criminalità organizzata”. Il profondo rosso nella casse degli enti disciolti “comporta – si osserva nella relazione ministeriale - una serie di effetti negativi per la cittadinanza. Infatti oltre alle limitazioni in termini di spesa che ovviamente producono riflessi sulla quantità e qualità dei servizi offerti alla cittadinanza, la dichiarazione di dissesto comporta ex lege che aliquote e tariffe di base delle imposte locali vengano fissate nella misura massima consentita”.

Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho

Uno squarcio di luce, nei comuni commissariati per mafia, è rappresentato dalla confisca dei patrimoni sequestrati alla criminalità organizzata e trasformati in beni di utilizzo pubblico a fini culturali, ricreativi e sociali. Il fenomeno è ben raccontato nel libro “Dalle mafie ai cittadini. La vita nuova dei beni confiscati alla criminalità” scritto dal caporedattore di Avvenire Toni Mira e dalla sua collega Alessandra Turrisi, con prefazione di don Luigi Ciotti. Anche il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho presentò il volume, uscito due anni fa, a Casal di Principe, il regno dei casalesi, una delle organizzazioni camorristiche più potenti di sempre. La scelta del comune del Casertano non fu puramente casuale.

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