Roma 1939, è vicina l'alba dei giorni più bui: l'impresario teatrale Carlo Epifani cerca nuove voci per costruire il cast di uno spettacolo da mandare in scena in poche settimane. Lia Origoni, vent'anni appena compiuti, sarda della Maddalena, partecipa all'audizione. Si presenta negli studi di via Veneto con "Tu che mi hai preso il cuor..", versione italiana del pezzo tedesco di Franz Lehàr. La voce da soprano è dirompente, durante il provino si stacca l'intonaco del soffitto. Epifani si incuriosisce. "Signorina, può cantare di nuovo?" Lia si esibisce ancora e si ripete anche la scena: cade un altro pezzo di muro. La parte è sua.

CON TOTO' E ANNA MAGNANI Sono anni di grazia per la cantante arrivata dall'altra parte del mare, il successo è notevole, cresce ogni giorno di più. Comincia a lavorare da un teatro all'altro in Italia e in mezza Europa. Sino al Natale del '40. È guerra anche da noi da sei mesi, ma la macchina dello spettacolo prova ad andare avanti. La cantante "dalla voce angelica" si ritrova fianco a fianco con quelli che diventeranno due monumenti del cinema italiano. Nel cast di "Quando meno te l'aspetti", accanto a Lia Origoni, ci sono Anna Magnani e Totò, già personaggi ma ancora lontani dal successo da divi assoluti grande schermo italiano.

ARTISTA ECLETTICA Ma è solo uno dei mille aneddoti nella lunghissima carriera dell'artista sarda, che è stata cantante, attrice e conduttrice radiofonica. Interprete eclettica, si è dedicata al repertorio melodico italiano, ma anche alla canzone romantica francese, ispirandosi alla quasi coetanea Édith Piaf o Jacques Brel. Un percorso che l'ha portata ad attraversare mille dimensioni canore: dalle ballate jazz (Cole Porter su tutti) alla musica tradizionale napoletana.

DALL'ISOLA ALL'ISOLA Dalla Sardegna alla Penisola, andata e ritorno: Lia Origoni si è ritirata dalle scene da tanti anni ed è tornata nella sua "Maddalena", dove ha appena festeggiato un traguardo di 101 candeline, circondata dall'affetto dei familiari e di tutta la cittadinanza. Ora passa le giornate nella casa-museo nel centro dell'isola gallurese, affacciata su via Garibaldi, la strada delle passeggiate: accanto a lei una vita di ricordi tra spartiti e foto che la ritraggono nei teatri di mezzo mondo.

FAMIGLIA DI ARTISTI Una vita fuori dagli schemi e un percorso artistico di grande prestigio. Figlia di Pietro e Rosa Francesconi, Lia è cresciuta in una famiglia dove l'arte è di casa: lo zio è l'antifascista Giacomino Origoni, tra i primi attori del cinema muto italiano. Anche la sorella Nena, più conosciuta come Metella Pittis, sceglie la pittura con successo. La soprano maddalenina si fa notare giovanissima, ad appena 15 anni, dal tenore di Tempio Bernardo De Muro durante un'esibizione a Caprera, davanti alla tomba di Giuseppe Garibaldi a una commemorazione organizzata da Clelia, figlia dell'Eroe. "Questa ragazza ha il dono della voce. Deve cantare", la profezia di De Muro.

NEI TEATRI EUROPEI Dopo qualche anno arrivano i provini vincenti a Roma e una carriera lunga oltre trent'anni che accosterà Lia a Giorgio Strehler, Garinei e Giovannini, Pippo Barzizza. E poi ancora Totò, nel 1950, al Teatro Sistina. Si esibisce a Parigi, a Monaco, a Casablanca, in Egitto, a Barcellona, a Madrid e in tutti i teatri d'Italia a cominciare dalla Scala di Milano. E poi in Russia e in Germania, dove una sua gigantografia troneggiava davanti al Wintergarten di Berlino.

LA RADIO E LA FONOVISIONE Senza dimenticare la radio: negli studi di viale Asiago 10, a Roma, insieme ai maestri Umiliani, De Martino, Ferrari, Canfora e Gangi ha fatto la storia della Storia delle onde medie italiane, vincendo anche un nastro d'argento. Ma l'artista maddalenina è stata addirittura protagonista assoluta della "fonovisione", i primi esperimenti di trasmissioni televisiva che presero forma tra il 1939 e il 1940. "C'erano solo due televisioni in grado di captare i segnali", racconta l'artista. "Uno in via del Corso, ovviamente a Roma. L'altro a Villa Torlonia, residenza di Mussolini". Il progetto dell'Eiar, l'Ente italiano per le Audizioni radiofoniche, antenato della Rai, avrebbe dovuto aprire la strada alla tv pubblica ("io cantavo all'inizio e alla fine delle trasmissioni"»), ricorda Lia Origoni. Ma le bombe interruppero tutto e il sogno televisione rimase tale per quasi quindici anni: "Quando nacque la Rai, dalla radio feci un timido passo verso la tv, ma mi dissero: sei troppo vecchia. E avevo poco più di trent'anni". Ma la carriera dell'artista maddalenina continuò sui più prestigiosi palcoscenici italiani e nei teatri di tutta Europa. Sullo sfondo sempre la passione per la radio. Fino al ritorno a casa, tra le acque cristalline e il fischio del ponente: "Nessun rimpianto, ho avuto una bella carriera".
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