Buckingham Palace non sarà più la residenza della famiglia reale. Nell’anno delle celebrazioni del giubileo per i 70 anni di regno, la regina Elisabetta ha deciso di stabilirsi definitivamente a Windsor, nel castello da lei molto amato fin da ragazza, quando, principessa sfollata, per tutta la durata della seconda guerra mondiale vi abitò assieme alla sorella Margaret. Qui, nella cripta reale della Cappella di San Giorgio, è sepolto il suo amato Filippo, e qui ha in pratica trascorso i due anni della pandemia.

La scelta di Vittoria

Elisabetta non ha mai amato Buckingham, tanto che dopo l’incoronazione, era il 1952, non avrebbe lasciato Clarence House (dove viveva con Filippo e i piccoli Carlo e Anna) se il primo ministro Winston Churchill non avesse insistito sul valore del palazzo di Londra quale simbolo della monarchia britannica. Sono trascorsi 184 anni da quando la regina Vittoria lo scelse come residenza ufficiale e da St. James Palace vi trasferì la corte. Al contrario di Elisabetta, lei prediligeva Buckingham e non apprezzava il castello di Windsor, dal XII secolo la casa dei re e delle regine d’Inghilterra.  

La principessa povera

C’era un motivo, una questione molto intima e personale, dietro tanta insofferenza. Vittoria era nata e cresciuta in una cadente suite di Kensington Palace, dimora di mattoni umida con i giardini all’italiana invasi dalle erbacce, le statue annerite e le fontane vuote. In questo palazzo ch’era in completo abbandono poiché da almeno un secolo i regnanti neanche vi passavano più, viveva con la madre, la duchessa di Kent, rimasta vedova di Edoardo, fratello del sovrano, nel 1820. Così, quando nel 1826 il re Giorgio IV mandò a dire alla cognata che era giunto il momento di fargli conoscere la nipote, Vittoria venne accompagnata al castello di Windsor dove, in mezzo a tutto quel lusso, comprese di essere una bambina povera.

L’erede al trono

Aveva sette anni e da quel momento fu consapevole di appartenere al ramo più sfortunato della famiglia reale, orfana di padre e con una madre carica di debiti e perennemente in lite col cognato re, il quale peraltro non si era mai interessato delle precarie condizioni economiche della famiglia del fratello defunto. La piccola Alessandrina Vittoria, detta Drina, era però l’unica nipote legittima di Giorgio III. Cominciò a esser chiaro a tutti che un giorno sarebbe diventata regina. La principessa Carlotta, infatti, la sola figlia legittima di re Giorgio IV ed erede diretta nella linea di successione dinastica, era morta di parto appena ventunenne; e gli altri fratelli del sovrano, poi - che pure in tutta fretta avevano lasciato le amanti e si erano sposati - non avevano discendenti.

Le liti in famiglia

La duchessa di Kent cominciò a usare la figlia come una leva preziosa per chiedere e ottenere prestiti. Era sempre più arrogante, anche perché manipolata da John Conroy, un losco personaggio che ne amministrava le finanze con lo scopo di mettere le mani sull’appannaggio che sarebbe arrivato con l’ascesa al trono di Vittoria. Accumulava dunque altri debiti, attizzando ulteriormente l’ira del sovrano e la riprovazione di tutta la famiglia. Che stesse a Kensington Palace o a Windsor (dove veniva sempre accompagnata dalla madre), Vittoria non udiva altro se non grida e battibecchi. Nelle giornate buone, mugugni o silenzi tombali. E la situazione peggiorò ancora dopo la morte di Giorgio IV, quando salì al trono il vecchio Guglielmo.

Il cantiere infinito

«Ho avuto un’infanzia molto infelice», ha confidato Vittoria, ormai cinquantenne, alla figlia. E l’adolescenza non fu certo migliore. Anche per questo, diventata regina appena diciottenne nel giugno del 1837, la sua nuova vita fu per lei una liberazione. «Questo lavoro mi entusiasma», scrisse nel suo diario. Allontanò la madre e diede ordine che Conroy fosse tenuto alla larga da Buckingham, dove si trasferì dopo qualche settimana. Il palazzo era tutt’altro che accogliente. Sporco, senza acqua corrente, e con un odore nauseabondo per via delle fogne intasate, necessitava di importanti lavori di ristrutturazione. Interventi urgenti, era stata la raccomandazione inviata al Department of Woods and Forests, l’ufficio che si occupava della manutenzione delle residenze reali. I lavori, però, andarono avanti per anni. La burocrazia non risparmiava neanche Sua Maestà.

Per amore del marito

Fu solo dopo il matrimonio con Alberto di Sassonia Coburgo che Vittoria cominciò ad apprezzare il castello di Windsor, anche se - fino alla morte di lui, nel 1861 - trascorrevano molto tempo con i loro nove figli a Osborne, sull’isola di Wight, dove il principe consorte aveva progettato e costruito una dimora di famiglia. Indossati gli abiti del lutto, Vittoria regnò per altri 40 anni nell’impero più vasto della Storia, sovrana e imperatrice di un quarto della popolazione mondiale. Aveva amato profondamente Alberto, e ne era stata ricambiata, e se ha vissuto il resto della sua vita nella nostalgia di lui, si è comunque aggiustata ancor più saldamente la corona sul capo. Regina e imperatrice domiciliata a Buckingham Palace.

© Riproduzione riservata