Chi ha lasciato la scuola da qualche anno tra i ricordi più suggestivi trova sempre aneddoti legati alle gite scolastiche. Roma, Firenze, Venezia, Parigi, Londra, Atene, mille altri posti. Mille storie diverse e un filo conduttore: nelle stagioni trascorse tra i banchi c’è sempre stato il momento del viaggio di istruzione. Sei, sette giorni lontano da scuola e dalla famiglia. Esperienze irripetibili divise tra pullman, musei, teatri, parchi, divertimento, pranzi, cene, notti in albergo. Quel tempo sembra essere sempre più sbiadito nel passato perché le gite di istruzione sono diventate una parte residuale dell’attuale vita scolastica. Non si parte più, quanto meno non succede come prima: le uscite dalle mura dell’istituto sono ridotte ai minimi termini.

Sempre meno “gite”

Uno studio di Skuola.net conferma che le gite fuori porta sono in calo costante: di base almeno uno studente su due non fa viaggi con pernottamento e la tendenza è quella di un abbassamento delle uscite da scuola sempre più marcato. I motivi del tramonto delle gite scolastiche sono fondamentalmente due: sempre meno insegnanti sono disposti a fare da accompagnatori per via delle responsabilità stringenti a cui si va incontro nel controllo di studenti tendenzialmente minorenni. E poi le scuole tendono a evitare che si creino discrepanze tra chi ha la possibilità di pagare viaggi sempre più costosi e chi invece si trova in difficoltà per problemi economici. Poi ci sono le questioni disciplinari, tutt’altro che secondarie: il 17 per cento dei ragazzi che rimangono a casa è costretto alla rinuncia per punizione.

Viaggi brevi

Secondo Skuola.net i viaggi di istruzione di oggi sono brevi, in Italia e con i mezzi di trasporto più economici possibili. Per quasi la metà dei partecipanti (46%) la gita non si prolunga oltre i tre giorni. Poco più di uno studente su cinque resterà fuori da scuola fino a quattro giorni. Il budget totale resta in media sotto i 400 euro. Con questi scenari si può intuire quanto siano ridotti i viaggi all’estero. E le mete italiane spesso si cercano con un occhio al portafogli. Si cercano mete meno costose. Destinazioni lontane dai classici circuiti turistici, come capoluoghi di provincia meno battuti, località di mare o montagna, borghi e paesi dell’entroterra sono stati o saranno la scelta di circa un quarto delle scuole. Inutile dire che anche in questo caso la Sardegna paga il con to della sua insularità: qualunque viaggio oltremare ha sempre costi medi superiore rispetto a quelli sostenuti dagli studenti di altre regioni.

Nelle città d’arte

Tra le mete tradizionali resistono al vertice le solite note: al primo posto (secondo le interviste di Skuola.net ci sono Napoli e Firenze, subito dietro Roma. Tra le città straniere si notano Atene, Madrid, Barcellona, Vienna, Praga, Londra.

In teoria quindi le potenzialità dei viaggi di istruzione resistono come nella scuola del passato, in realtà uno studente su due quest’anno non farà alcun tipo di escursione. E lo stesso è successo l’anno scorso. Un percorso che va in una direzione chiara: presto avremo ragazzi che non avranno mai fatto una solo viaggio in tutta la carriera scolastica. Un altro segno del declino del sistema scuola, sempre più lontano dagli standard del passato.

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