Incidente, fatalità, delitto, suicidio. La morte di don Antonio Pittau, il cui cadavere viene trovato sul fondo di una scarpata lungo la Statale 125 in territorio di Burcei il 22 dicembre 1988, sin dall’inizio è un rompicapo. Ricatti veri o presunti, oggetti sacri spariti, ipotetiche pratiche sessuali proibite all’ombra della cattedrale scoperte dal parroco, strane presenze di stranieri. «L’idea che si sia tolto la vita è un obbrobrio», aveva detto don Bruno Pittau nelle ore successive alla scoperta del corpo senza vita del fratello proprio poco prima di ricevere l’ok al seppellimento. Un via libera molto celere, in quel momento ritenuto atto di rispetto e pietà vista la vicinanza del Natale e poi in seguito interpretato come gesto troppo frettoloso, quasi a voler chiudere subito la vicenda.

Il Palazzo di giustizia di Cagliari
Il Palazzo di giustizia di Cagliari

Il Palazzo di giustizia di Cagliari

Archiviazione

La prima indagine viene archiviata: nessuna autopsia, è stato un incidente. Poi però cominciano a emergere nuovi elementi, testimonianze importanti, rivelazioni che aprono strade inesplorate. Qualcuno parla di un collegamento tra la morte e la misteriosa scomparsa di preziosi dalla Cattedrale su cui il sacerdote aveva condotto una personale indagine; ma vengono a galla anche gli ipotetici contrasti tra don Antonio e una comunità di cittadini nordafricani che a fine anni ‘80 frequentava il circolo della parrocchia, chiuso proprio dal parroco. Inoltre spunta un battesimo che il prete aveva imposto al figlio di uno di questi stranieri. Si cerca di capire cosa possa essere accaduto e si scava sugli ultimi giorni di vita del sacerdote, mentre i risultati dei rilievi sul luogo dell’incidente lasciano aperti molti interrogativi.

L'auto del sacerdote sul fondo della scarpata lungo la Statale 125
L'auto del sacerdote sul fondo della scarpata lungo la Statale 125

L'auto del sacerdote sul fondo della scarpata lungo la Statale 125

L’incidente

L’auto è uscita di strada mentre percorreva un rettilineo al chilometro 40,600 dell’Orientale Sarda, ed è passata attraverso un varco troppo stretto per non sfondare il guard rail. Che invece è intatto. Inoltre non sono state trovate tracce di frenate improvvise né segni sui muretti laterali contro cui il veicolo avrebbe dovuto sbattere. Ancora: il parroco viene individuato a breve distanza dal veicolo e sotto una roccia, segno per gli inquirenti che ha cercato riparo dopo la caduta. Il corpo è coperto da un telo verde, ha la nuca molle, come se avesse ricevuto un colpo da un bastone, ed è ancora caldo. Com’è possibile, dal momento che l'incidente in teoria risale al pomeriggio precedente? Non solo. Il fratello Bruno ricorda che «era privo di scarpe e al collo mancava la catenina, che Antonio aveva sempre»; inoltre «non sono stati ritrovati neanche gli occhiali. E poi, com’è arrivato fin lì guidando?». La mano destra era livida, «come se si fosse difeso da qualcuno».

La cattedrale di Cagliari
La cattedrale di Cagliari

La cattedrale di Cagliari

Misteri in cattedrale

Misteri che si aggiungono a misteri, come il furto del suo computer e la visita di due persone travestite da prete nel deposito in cui era custodita la macchina sotto sequestro. Ma l’elemento che convince i parenti della necessità di verificare se in realtà si sia trattato di un omicidio è la rivelazione di don Eugenio Porcu, confratello della vittima, il quale sostiene di aver ricevuto una confidenza terribile: alle 22 del 22 dicembre, quando nessuno ancora sapeva che fine don Antonio avesse fatto, una donna gli aveva detto di aver saputo già alle 16,40 che il parroco era stato ucciso. Identica confidenza ricevuta nelle stesse ore da uno dei fratelli di don Pittau.

Allora si torna ai giorni e alle ore precedenti alla scomparsa e si scopre che nelle ultime settimane don Antonio sembrava nervoso e angosciato e che quel 22 dicembre, mentre a pranzo festeggiava il compleanno, la misteriosa telefonata «l’aveva sconvolto» tanto da «farci andare via quasi subito», aveva ricordato don Bruno. E poco dopo aveva chiesto a una suora che in quel periodo lo assisteva «mi raccomando, prega per me». Poi la partenza, alle 15, dopo aver lasciato alla perpetua un biglietto, come mai aveva fatto in passato. Si pensa che avesse deciso di andare a San Vito per portare gli auguri di Natale a un’anziana cui era affezionato fin da quando era stato pastore in quel paese, e questo avrebbe spiegato il tragitto e il motivo del suo passaggio sulla 125 (il centro abitato era a qualche decina di chilometri di distanza). Ma si scopre che la donna quel giorno non era in casa, e comunque restava l’appuntamento (alle 17,30) con la novena in Cattedrale. Possibile andare e rientrare in sole due ore e mezzo? No. E poi restano tutti i dubbi sulle modalità dell’incidente (per gli stessi inquirenti la presenza del sacerdote sul fondo della scarpata era «inspiegabile») e sui segni trovati sulla salma.

Don Antonio Pittau
Don Antonio Pittau

Don Antonio Pittau

Nulla di fatto

Tutte le inchieste però portano a nulla: quella legata al furto del tesoro dalla Cattedrale la notte tra il 2 e il 3 giugno del 1985 (un ostensorio d’oro con 1.500 diamanti del XVIII secolo, un’antica brocca d’argento e un piatto d’argento dorato), col prete che aveva accusato le gerarchie ecclesiastiche di essersi impossessate di innumerevoli beni chiedendone in una lettera la restituzione; e quella sulla chiusura del circolo della parrocchia, dove gli inquirenti avevano ipotizzato che un tempo si tenessero pratiche sessuali proibite.

Lo stesso don Dino Pittau, altro fratello della vittima, si dice sicuro che la morte di don Antonio sia «connessa al furto e all’immoralità nella Cattedrale» perché il parroco «aveva scoperto chi erano i mandanti ed esecutori e per questo era stato ucciso». La tesi del delitto è fatta propria anche da don Porcu, il quale però lega l’omicidio «a un battesimo» avvenuto alle 9,30 del 22 dicembre 1988 «imposto, e non gradito dal padre musulmano del bimbo». Dunque sarebbe stata «una vendetta». Si indaga anche su uno straniero accusato di aver chiesto soldi a don Pittau in cambio del suo silenzio su un segreto irrivelabile, un uomo che, non essendo stato pagato, aveva ucciso il sacerdote. Un altro buco nell’acqua.

2) continua

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