Dopo quasi un quarto di secolo ha deciso di non ricandidarsi. Era il 1999 quando Michele Cossa, 64 anni, cresciuto negli organismi giovanili della Democrazia Cristiana e forte di un’esperienza da sindaco a Sestu, decise di tentare la scalata al Consiglio regionale. Sempre con i Riformatori sardi, il partito di Massimo Fantola nato con l’imprimatur di Mario Segni subito dopo l’esperienza dei Popolari per le Riforme, di cui, con gli anni, è diventato un leader. Tre legislature più qualche anno, visto che nel 2001 fu eletto alla Camera e ritornò nell’Aula di via Roma nel 2009 senza più andare via, possono bastare. «Ho la consapevolezza e la responsabilità di favorire il rinnovamento», ha dichiarato in una recente intervista con L’Unione Sarda.

La scelta. Cossa ha deciso senza tentennamenti. Anche se per alcuni – non solo nel centrodestra – la sua esperienza avrebbe fatto comodo ai lavori dell’Aula pure nella prossima legislatura. L’ormai ex consigliere regionale rivendica con fierezza il riconoscimento costituzionale del principio di Insularità: «Adesso la Regione dovrà portare avanti questo percorso. Parliamo di una partita decisiva per il futuro della Sardegna». E, a sorpresa, un risultato importante nella ricerca scientifica: «Da presidente del Comitato scientifico del Consiglio sono stati pubblicati nella loro completezza, con l’apporto di storici anche di livello internazionale, gli Acta curiarum Regni Sardiniae, una collana essenziale per capire la nostra storia e, soprattutto, la nostra identità».

Il futuro. Per la pensione politica c’è tempo. Ma preferisce non parlare di nuovi incarichi politici in questa fase. «Rimanere incollati ai ruoli non fa bene alla politica né alle istituzioni. Se i Riformatori riterranno che possa essere utile in qualche altro modo lo valuteremo a tempo debito». E a chi ipotizza una sua candidatura europea o un assessorato alla Regione, ruolo che non ha mai ricoperto, replica: «Non sono questioni all’ordine del giorno». Ora quindi c’è solo il partito. E la linea dei Riformatori resta quella delle origini: «Puntiamo da sempre a fare in modo che le istituzioni siano al servizio dei cittadini e delle imprese. Questo comporta un miglioramento della qualità del capitale umano all’interno delle istituzioni, cosa che noi abbiamo cercato di fare con la scuola di politica. Ma è un problema generale, che riguarda le classi dirigenti e la burocrazia regionale». E ancora: «I Riformatori sono aperti a tutti. Non siamo mai stati una forza politica elitaria. Siamo l'unico partito in Sardegna che non ha legami nazionali: è una grande libertà e un formidabile valore aggiunto». L’esperienza democristiana, in altri tempi e in altri contesti, gli è servita per crescere e per conoscere il mondo: «Mi ha insegnato che la politica si fa sui valori, rispettando sempre le posizioni di tutti. Mi ha insegnato la cultura della mediazione: la capacità di governo nasce proprio dalla mediazione tra le diverse posizioni in campo».

Le origini. Cossa, di sicuro, non correrà per le prossime Comunali di Sestu, paese dove ha le sue radici e risiede: «Il sindaco bisogna farlo da giovani», chiude l’ormai ex “onorevole”, «quando si hanno le migliori energie da spendere per la propria comunità».

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