L’ultima tragedia la seconda settimana di novembre: un 36enne è stato trovato morto nell’area accanto al colle di San Michele, a Cagliari, in una zona tristemente conosciuta proprio perché frequentata da persone che fanno uso di droghe. Qui, tra via Cinquini, via Serpieri e via Kock, sono troppe le vite spezzate per una dose troppo forte o per un mix letale di sostanze stupefacenti. Le battaglie e le segnalazioni degli abitanti in questi decenni sono servite davvero a poco: a pochi metri da uno dei parchi più belli della città, sormontanti dal castello di San Michele, si continua a morire per colpa della droga.

Accanto ai parcheggi del parco inizia una collina senza vegetazione e con le torrette militari, oramai abbandonate, ancora in bella vista e usate dai tossicodipendenti proprio per potersi “fare” distanti da occhi indiscreti. E poi c’è il muro della disperazione, quello del seminario arcivescovile: a terra è pieno d siringhe e di postazioni usate dalla persone che drammaticamente cercano qualcosa nella droga. Una situazione tragica, difficilmente affrontabile e forse per questo trascurata da tutto e tutti.

E a poche centinaia di metri c’è un’altra area la cui storia è purtroppo accomunata proprio al consumo di droghe. Siamo nella striscia di terreno tra via Cinquini e via Serbariu, tra abitazione e una scuola dell’infanzia. Un altro mondo fatto di disperazione. Perché negli angoli nemmeno poi tanto nascosti, il viavai di persone con passo ciondolante è impressionante. Avviene a tutte le ore.

Si arriva a mettere in pericolo anche i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia, in alcuni periodi dell’anno – prima di un momentaneo intervento di pulizia e bonifica – circondati da siringhe, boccette, fazzoletti e dai resti dei kit dei tossicodipendenti che arrivano a iniettarsi le sostanze accanto al muro della scuola. In passato le segnalazioni e le richieste d’aiuto da parte del personale che lavora nella scuola e delle famiglie che portano qui i loro figli sono state drammatiche e hanno portato alla pulizia dell’area. Ma la situazione, nonostante l’abbattimento dell’ex circoscrizione di via Cinquini – trasformata per tanti anni in un covo per tossicodipendenti e a volte anche in loculo per chi non è sopravvissuto a una dose sbagliata o troppo forte – non è cambiata di molto: chi vive da queste parti e ha una finestra o un balcone sullo spiazzo di terreno incolto è costretto ad assistere a scene drammatiche.

In passato, quando ci sono stati anche dei pericoli per i residenti, la Prefettura di Cagliari aveva ordinato alle forze dell’ordine di piazzare un presidio fisso: carabinieri e poliziotti hanno tenuto per un po’ di tempo la zona sicura. Ovviamente quando i controlli sono diminuiti, tutto è tornato come prima.

L’ultima tragedia, quella del 9 novembre, ha rilanciato il problema, un drammatico problema. Che andrebbe affrontato da tutti: istituzioni e forze dell’ordine. Perché non si tratta di un’emergenza sicurezza, ma di una situazione sociale da gestire con un piano coordinato, che metta insieme servizi sanitari e sociali, politiche di recupero e progetti di reinserimento. La presenza di pattuglie di Polizia o Carabinieri serve solo a trasferire l’emergenza da un’altra parte. Chi acquista la droga in una delle piazze dello spaccio della zona, cerca subito un posto appartato per consumare la sua sostanza. E quando non si può arrivare fino alle zone del parco di San Michele, ecco l’ex scuola Emilio Lussu di via Monsignor Piovella: il giardino attorno è usato da chi vuole bucarsi, sniffare o fumare in tranquillità. Un edificio, un altro, abbandonato dalle istituzioni: e proprio davanti c’è anche una chiesa, una parrocchia frequentata da fedeli, famiglie e anziani che ogni giorno devono convivere con questo degrado e con il dramma che vivono le troppe persone alle prese con problemi di tossicodipendenza. Un’emergenza “fantasma” fastidiosa per tutti: per questo meglio distogliere lo sguardo e lasciare che sia invisibile. Fino a quando una nuova morte farà scalpore ma solo per qualche ora, al massimo per un giorno.   

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