I social? Possono essere un pericolo per i ragazzi, i rischi sono come quelli provocati da alcol e droga, da sigarette e armi.

Il sindaco di New York, Eric Adams, non ha usato mezzi termini nel suo ultimo discorso sullo State of the City. «Non possiamo stare a guardare e consentire a Big Tech di monetizzare sulla privacy dei nostri figli e mettere a rischio la loro salute mentale. Così come è stato fatto con il tabacco e le pistole, tratteremo i social come un altro pericolo per la salute pubblica e ci assicureremo che le società tecnologiche si assumano la responsabilità dei loro prodotti».

New York è la prima città degli Stati Uniti a lanciare una vera e propria campagna istituzionale sul tema, con una serie di misure che gli adulti possono mettere in pratica per promuovere un uso salutare dei social. In attesa di norme più stringenti, la raccomandazione è quella di non consentire l'accesso agli smartphone o ai social almeno fino a 14 anni e, all’interno delle famiglie, di stabilire piani sull’utilizzo “sano” delle piattaforme.

In America recentemente i social sono stati investiti da numerose azioni legali, e il responsabile della salute pubblica dell'amministrazione Biden, Vivek Murhy, ha avvertito che, soprattutto i bambini, possono essere vittime inconsapevoli di un uso squilibrato delle piattaforme, paventando l'ipotesi di un nesso fra il tempo trascorso sui social e la depressione e l'ansia.

Nei giorni scorsi, per il Safer Internet Day, anche l’Unicef Italia ha lanciato l’allarme, pubblicando l’indagine “L’esposizione dei bambini e degli adolescenti a messaggi di odio e immagini violente online”, basata su analisi svolte su 31.790 bambini e tra i 12 e i 16 anni di 36 paesi (compresa l’Italia). L'esposizione dei giovanissimi a messaggi di odio varia, a seconda dei Paesi, dall’8% al 58%, è meno diffusa in Indonesia e in Vietnam (8%) e più diffusa in Polonia (58%). In Italia circa il 37% dei bambini e giovani sono esposti a messaggi di odio e oltre il 34% sono esposti a immagini cruente e violente.
L’Unicef «ricorda che l'ambiente digitale è in gran parte non regolamentato e potrebbe esporre bambini e adolescenti a contenuti inappropriati per l'età o potenzialmente dannosi, come messaggi di odio e immagini violente online e su come ciò influisca sul loro benessere e sui loro diritti».
Il messaggio è l'importanza di investire in mezzi di protezione online e adottare politiche e regolamentazioni solide man mano che la connettività aumenta.
I dati mostrano che la diffusione dei pericoli è una questione globale che coinvolge i bambini e i ragazzi di tutto il mondo, alcuni fin dalla più giovane età. Sono dunque necessarie misure urgenti, soprattutto nei contesti in cui l'esposizione a contenuti potenzialmente dannosi è elevata.

Secondo un monitoraggio della società di analisi Meltwater e dell’agenzia We are Social il popolo che frequenta i social media ha superato quota 5 miliardi, e su base annua cresce a ritmi più elevati della crescita della popolazione (5,6% contro lo 0,9%). Gli utenti attivi sulle piattaforme sono più del 60% degli abitanti del pianeta,

Il social network più popoloso è Facebook di Meta, con 2,19 miliardi di utenti. Instagram, sempre di Meta, il secondo con 1,65 miliardi, seguito da TikTok con 1,56 miliardi. Poi, in continua ascesa, troviamo LinkedIn, Snapchat, WeChat e Pinterest.

L'utente medio passa due ore e 23 minuti al giorno sulle piattaforme preferita, TikTok ha il tempo medio per utente Android più alto a livello globale, 34 ore al mese, seguito da YouTube, con 28 ore al mese. Il 16,5% degli utenti tra i 16 e i 64 anni considera Instagram la piattaforma più amata, WhatsApp è al secondo posto con il 16,1%.

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