“L’uso dell’IA nel giornalismo offre diversi vantaggi come l’automazione dei compiti ripetitivi, l’analisi dei dati e la scrittura di articoli di base, consentendo ai giornalisti di concentrarsi su compiti più creativi e di approfondimento”. Lo scrive, davanti a esplicita domanda, ChatGpt che in quanto artificiale dovrebbe essere immune dalla tentazione dell’autopromozione. Tanto che risponde puntualmente anche sui rischi che non sono trascurabili: “1) Bias algoritmico, 2) perdita di posti di lavoro, 3) manipolazione delle informazioni, 4) privilegiare la velocità sulla qualità”. Con tanto di considerazione finale, probabilmente frutto dell’elaborazione dell’imponente mole di informazioni nel dibattito in corso in questo periodo: “È importante che i giornalisti e le organizzazioni giornalistiche affrontino questi rischi con cautela, adottando politiche e pratiche che garantiscono la precisione, l’obiettività e l’eticità dell’uso dell’IA nel giornalismo”. 

ChatGpt e le sue sorelle hanno fatto diventare popolare il tema ma l’uso degli strumenti dell’intelligenza artificiale nei media – soprattutto negli Stati Uniti - non è nuovissima e uno dei suoi risvolti più interessanti è proprio l’utilizzo nella punta di diamante del settore, il giornalismo investigativo. Non si tratta, quindi, in questo caso, di creare news scritte in maniera automatica – e dalla dubbia attendibilità - ma di utilizzare l’IA per altri compiti come analizzare decine di milioni di documenti alla ricerca di quelli giusti o incrociare diversi dati.

Tecnologia e scoop

È quello che è stato fatto in occasione di uno degli scoop più noti degli ultimi anni, il caso dei Panama papers, dell’International Consortium of investigative journalism, che riunisce 400 reporter in tutto il mondo e utilizza tutte le risorse tecnologiche disponibili. In questo caso si trattava di analizzare oltre 12 milioni di documenti provenienti da fonti confidenziali in tutto il mondo nell’inchiesta che ha portato a scoprire i misteri sulle società offshore nascosti nei documenti dello studio legale panamense Mossack Fonseca (la sentenza è attesa per le prossime settimane). È stata utilizzata una tecnologia di data mining open source che ha aiutato il consorzio a organizzare, filtrare e rendere i dati ricercabili. Con un procedimento che in parte era ancora manuale e con le tecnologie di oggi sarebbe ancora più rapido.

Altri esempi famosi sono quelli dell’indagine sugli aerei spia pubblicata da Buzzfeed News del 2017 nel quale un algoritmo di apprendimento automatico ha identificato gli aerei di sorveglianza attraverso una serie di dati che vanno da quelli a disposizione di tutti come Flight radar a caratteristiche particolari di quel tipo di aerei come modelli, velocità, tipo di virata.

Viene anche citata nel sito dell’Icij l’agenzia ucraina di data journalism Texty che ha utilizzato l’Ia per scoprire siti illegali di estrazione dell’ambra attraversi l’analisi di 450 mila immagini satellitari. O in dettagli di un’altra inchiesta del Consorzio investigativo, Implant files, che ha utilizzato algoritmi di apprendimento automatico (machine learning) per analizzare milioni di documenti e scoprire i danni da dispositivi medici. 

Tutti scoop planetari dove la tecnologia ha giocato un ruolo importante ma dove comunque i documenti selezionati sono stati letti, analizzati e verificati dall’intelligenza umana.

Le sfide

Nel 2023, Journalism AI, progetto della London School of economics and Political science, ha condotto un sondaggio sui rapporti tra media e IA in 105 organizzazioni giornalistiche di 46 paesi. Tre quarti degli intervistati ritengono che le applicazioni di IA generativa come Bard o Chatgpt portino nuove opportunità e l’85 per cento ne ha già sperimentato l’uso ma più del 60 per cento ha espresso preoccupazioni per l’impatto su valori del giornalismo come esattezza, correttezza e trasparenza. Temi al centro della Carta di Parigi siglata il 10 novembre 2023 da Reporter senza frontiere e 16 organizzazioni partner  su intelligenza artificiale e giornalismo ed elaborata da una commissione presieduta dalla giornalista e premio Nobel per la pace Maria Ressa. «Per salvaguardare il diritto all’informazione – ha dichiarato – i giornalisti e le testate giornalistiche devono unire le forze per garantire che l’etica guidi la governance e l’uso della tecnologia più trasformativa del nostro tempo».

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