È una Sardegna spettrale quella che ci si presenta davanti agli occhi. La sensazione di solitudine non ci ha mai abbandonato, da Cagliari verso Sassari in auto, 150 km percorsi in pieno pomeriggio, durante una normale giornata lavorativa.

Ogni tanto sfreccia qualche camion, mezzi pesanti che ancora riforniscono le attività che i vari decreti del Governo reputano essenziali per la sopravvivenza delle famiglie rintanate in casa. Famiglie ferite, isolate, nutrite di internet e televisione che uniscono una Nazione stanca e snervata, ma che nasconde una grande sete di rivalsa.

Il viaggio in auto si presenta monotono e surreale. Il vuoto attorno a noi è compensato dalla sensazione di avere mille occhi addosso, occhi che ti scrutano e ti intimidiscono con la loro presenza nascosta e prepotente, quasi a richiamare l'incombenza delle restrizioni e dei decreti, che la gente spesso non vuole accettare. Una tappa obbligata è il punto di ristoro ad Abbasanta. Quante volte ci siamo fermati, per un caffè o un gelato? È sempre stato un luogo vitale e affollato. Oggi invece è un deserto totale. Il bar è chiuso e non è possibile comprare nessun souvenir, nessuna cartolina. Ogni tanto sfreccia qualche pattuglia, rallenta, ci scruta, riparte, distratta da chissà quale ordine proveniente dalla Centrale. È lo specchio di una Sardegna avvolta dal maltempo di questi giorni, da oltre 2 settimane di quarantena che hanno trasformato il volto di quest'Isola alle prese con un mostro chiamato Coronavirus che nessuno vorrebbe, nella sua vita, mai incontrare.

Le immagini sono state girate sulla 131 con la go-pro.
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