Luca Zaia mette in guardia dal ceppo del "virus serbo", mentre il Veneto - ha detto snocciolando i dati del bollettino del 13 luglio 2020 nella consueta conferenza stampa alla Protezione Civile di Marghera (Ve) - presenta una situazione sotto assoluto controllo (+6 positivi da ieri).

Ma attenti al virus che entra, ha messo in guardia, dopo avere sequenziato il virus "serbo", con cui sono entrati in contatto 4 pazienti veneti (una cittadina di nazionalità cinese di Padova e altri tre cittadini originari del vicentino): "Io l'ho sempre detto, il virus non ha più un mitragliatore, ma è un ottimo cecchino, però se il proiettile che ha non è virus locale, domestico, che è un proiettile che ha una bassa gittata, ma in canna metto un virus che viene da fuori, capite che cambia... Allora qualcuno mi potrebbe dire 'ma Zaia perché fa questi ragionamenti?'. Perché quando ho visto la questione della Serbia, senza dire niente a nessuno ho fatto sequenziare del virus serbo", ha spiegato.

"Prima considerazione: nei quattro tamponi, quindi quattro pazienti, la carica virale era molto elevata", ha sottolineato. "I virus dei 4 tamponi sono identici fra loro, quindi è lo stesso ceppo, la stessa mutazione, e appartenenti al cluster del virus isolato in Serbia, ciò vuol dire che i virus serbi sono gli stessi, cioè tra loro e ben diversi dai virus isolati finora in Veneto e in Italia. Avete capito perché bisogna stare attenti al virus che entra? Perché è molto più contagioso e non c'entra niente con il nostro, c'è una mutazione", ha avvertito.
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