Soffia vento caldo sul promontorio di Serra Scirieddus, nel cuore della collina dei veleni, inerpicata tra i confini tra Gonnesa e Carbonia. Il termometro segna temperature da sballo, ma non è solo una questione meteo. Se le parole scritte non sono neve al sole, da stamane quella montagna di rifiuti pericolosi, spediti in Sardegna da mezzo stivale, si fermerà. Cancelli sbarrati, annuncia la Riverso Spa, la società dei Colucci che gestisce quella piramide dei veleni in terra sarda. La resa dei conti è scandita da una comunicazione vergata da Raffaele Garau, l’amministratore delegato in persona. Una missiva di cui siamo in possesso e che pubblichiamo integralmente. Più che una lettera è una confessione a tutto tondo, senza avvocati. Una libera ammissione di quel che sta succedendo. La riceve chi produce rifiuti e veleni in giro per l’Italia.

Scoperti

Da ieri a mezzanotte, infatti, la discarica è senza alcuna copertura assicurativa. Lo scrivono proprio loro, i padroni della discarica dei veleni. La conseguenza è messa nero su bianco: senza le polizze assicurative fideiussorie la discarica deve fermarsi. Ottenerle non è partita semplice. Le polizze dichiarate attive, come documentato nelle inchieste dell’Unione Sarda sulle polizze bulgare e romene, risultano tutte prive di qualsiasi affidabilità visto che sono state bandite dalle autorità di controllo italiane e internazionali. Ad ammettere che nessuno vuole prestare un grammo di rischio a quella discarica lo scrive a chiare lettere la stessa Riverso quando afferma: «La scrivente ha incaricato i maggiori broker regionali per la ricerca delle nuove fideiussioni per la gestione e post gestione della discarica, in scadenza il 29/06/2021». I broker in attesa di rischiare di tutto e di più con una situazione come quella di Serra Scirieddus non sono in fila. Il distanziamento è molto più che sociale. La partita vera è il rischio “revocatoria” della vendita della discarica in seguito al fallimento della società madre della Riverso, la Daneco. Un’ipotesi che i Giudici stanno vagliando con grande attenzione, consapevoli che l’operazione di vendita della Riverso all’Asset Management, società sempre della famiglia Colucci, sia avvenuta proprio quando stava per essere avviato il concordato, poi sfociato nel fallimento della Daneco, decretato a maggio scorso.

Broker a rischio

Una situazione che induce ogni assicuratore a rigorosa prudenza. Una garanzia di quel tipo, in quelle condizioni, non si vende a cuor leggero, visto che l’importo da garantire è roba da milionari. A scriverlo è sempre la Riverso che coinvolge i suoi clienti nelle proprie vicende societarie: «Considerato il notevole importo da garantire (complessivamente ca. € 16.000.000,00) sussistono grosse difficolta nella reperibilità, valutando il poco tempo residuo alla scadenza».

Smemorati

Come se non si conoscesse da anni la data della scadenza di quella polizza formato bulgaro, inconsistente e priva di reali garanzie. Si è arrivati alla scadenza per dichiarare “grosse” difficoltà nella copertura assicurativa della discarica. Non un passaggio secondario, ma imprescindibile. Da garantire c’è la chiusura del sito e il suo controllo per i prossimi trent’anni. Senza quelle garanzie quella bomba inquinante sarà un pericolo continuo per l’ambiente e la salute umana. La Riverso, nella comunicazione ai suoi clienti, si sofferma, poi, sulle «tempistiche per le dovute verifiche e approvazione degli Enti preposti». Il sito, dunque, da stamane dovrebbe restare chiuso, sia per ogni veleno proveniente dal territorio regionale che extraregionale. Scrive la Riverso: «si prevede una sospensione del servizio a partire dal 30/06/2021 sino all’accettazione delle nuove fideiussioni».

Extraregionali vietati

La lettera, però, contiene un ulteriore elemento di gravità inaudita: «Ai clienti che conferiscono rifiuti extraregionali consigliamo di non far partire carichi dopo il 21/06/2021 per consentirci di accogliere in tempo tutti i mezzi presenti nella nostra regione ed evitare che gli stessi debbano rientrare presso la località di produzione, con tutte le difficoltà del caso». Una comunicazione che suona come uno “schiaffo” in faccia all’Assessore regionale dell’ambiente che qualche mese fa aveva chiesto ad Arpas e al corpo forestale di bloccare l’arrivo dei rifiuti extra regionali. Non solo la Riverso non si è uniformata alle disposizioni regionali ma la Regione stessa, non intervenendo, gli consente di fare quel che vuole, nonostante le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, che hanno dato ragione proprio alla giunta regionale. Due sono i casi: o la Riverso gode di coperture ad alti livelli oppure si deve registrare una negligenza totale nel controllo degli sbarchi dalle navi. Non è un mistero che i porti sardi siano ancora un luogo impunito dove vengono scaricati quantitativi rilevanti di rifiuti pericolosi destinati proprio a Carbonia. Nonostante gli venga ancora consentito di trasportare e scaricare rifiuti extraregionali in discarica, la nota della Riverso è, però, un’accusa diretta alla Regione e alla Provincia del Sud Sardegna. Scrive l’amministratore delegato Raffaele Garau: «Ci scusiamo per le difficoltà che tale circostanza arrecherà alle Vs. Aziende ma purtroppo ci scontriamo con la burocrazia e la cecità degli Enti (R.A.S. e Provincia di competenza) senza aver un ben che minimo contributo (anzi) per risolvere la questione».

Cecità e assicurazioni

Una società a trazione campana che arriva ad attaccare frontalmente la Regione Sardegna accusata di “cecità” perché non gli consentirebbe di operare nelle condizioni auspicate dai gestori dei rifiuti, magari anche senza l’assicurazione in essere, o persino scaduta. Di certo per la Riverso non sarà facile individuare un broker disposto a metterci la faccia e soprattutto i soldi in un’operazione ben oltre il filo del rasoio. Il rischio è più che elevato. Un broker cagliaritano starebbe tentando di convincere alcune compagnie tra Gibilterra, Malta, Romania e Bulgaria. L’impresa è ardua e per la collina dei veleni non sarà facile.

Drone sulla discarica

A questo si aggiunge una notizia dell’ultim’ora. L’Arpas Sardegna ha comunicato ufficialmente alla Riverso di aver sottoposto nella giornata di sabato scorso la discarica ad una verifica del sito da parte di un drone per verificare lo stato dell’area con una visuale più ampia. Nella comunicazione alla società dei rifiuti, di cui siamo in possesso, la direttrice del dipartimento Sulcis, ha “svelato” che la Riverso è stata oggetto di ben tre giorni di visite ispettive, dal 18 al 20 maggio. In questo caso l’ispezione del drone, secondo quanto scritto dal dirigente, si inquadra nel completamento dell’azione dell’Arpas. Venti di tempesta sui veleni.

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