«Un progetto confuso e incoerente»: il Ministero boccia il maxi parco fotovoltaico a Uta
Il no a 130mila pannelli che una società di Roma avrebbe voluto installare nelle campagne di Serra TaccoriPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Lacunoso. Confuso. A tratti incoerente. Incongruente. Sono termini ricorrenti nei pareri che il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha usato per bocciare il progetto del maxi parco fotovoltaico a Serra Taccori, nelle campagne di Uta: il 6 novembre è stato depositato il decreto che dice no alla Valutazione d’impatto ambientale per oltre 130 mila pannelli di silicio che la società Diomede Srl di Roma voleva piazzare su oltre 40 ettari di terreno.
Pesanti le obiezioni sollevate sull’impianto, sui rischi per il paesaggio, ma anche sull’impatto cumulativo: a poca distanza, sempre a Uta, c’è un’altra immensa distesa di pannelli. E il parere dei tecnici ministeriali ha guardato anche a quelli: troppi, la Sardegna rischia un’invasione.
Il procedimento ministeriale è andato avanti per due anni: la società aveva presentato l’istanza il 10 ottobre del 2022. In prima battuta il parco sarebbe dovuto essere anche più impattante di quello che è stato bocciato: l’estensione complessiva prevista era di 2.207.790 metri quadrati. Ma dopo aver letto le prime carte era piovuta una lunga sequenza di pareri contrari, anche da parte di vari uffici della Regione. Ma anche i nuovi numeri erano comunque giganteschi, con una superficie di 41,09 ettari coperta con 130.480 moduli in silicio monocristallino, per arrivare a una potenza di picco di 92,6 MWp da collegare alla rete elettrica nazionale. Tra i piani anche la realizzazione di una stazione di accumulo – da realizzare anche con batterie a litio – la cui dismissione era prevista doo 20 anni di attività. C’era anche l’ipotesi di continuare a coltivare sotto i pannelli. Ma il Mase ha detto no.