La rinascita dopo l'ictus: il metodo Santa Maria Bambina al centro di un convegno
L’evento in programma sabatoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Lo stroke, l’ictus, arriva senza preavviso e cambia tutto: lascia difficoltà motorie, problemi cognitivi e un quotidiano da reinventare. Per questo il recupero non può essere lasciato a un singolo professionista: serve un percorso integrato, costruito su misura. È la direzione dell’evento in programma sabato al Santa Maria Bambina, dove oltre cento sanitari si ritroveranno per parlare di riabilitazione post-ictus, con il sostegno del presidente Gianfranco Murrue del direttore sanitario Tomas Dore.
«Mettere al centro la persona e costruire un percorso condiviso attorno al paziente e alla famiglia: è questo il nostro obiettivo», spiega Gabriella Casu, terapista occupazionale e moderatrice della giornata. Una scelta simbolica conferma questa visione: «Ogni professionista avrà lo stesso tempo. Il recupero è un lavoro di squadra».
Il Santa Maria Bambina accoglie i pazienti dopo la fase subacuta e i risultati interni mostrano un percorso efficace: il 68% torna a casa, spesso dopo aver recuperato non solo le funzionalità essenziali, ma anche pezzi di vita quotidiana. «Hobby e sport compresi», sottolinea Casu, ricordando come il centro abbia attivato anche un percorso sportivo dedicato.
La degenza media è di circa quattro mesi, un tempo che non pesa solo sul piano clinico: «Favorisce un clima di familiarità, e questo diventa parte della cura», aggiunge.
Sabato, al Centro di Spiritualità di Donigala Fenugheddu, medici, psicologi, fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, infermieri, educatori e volontari racconteranno come nasce – passo dopo passo – la rinascita dopo un ictus. Un messaggio forte guiderà la giornata: da soli non ci si rialza, ma una rete compatta può davvero cambiare il percorso di chi riparte.
