Un «doppio errore, di merito e di metodo».

Così Mariastella Gelmini, senatrice eletta con Azione di Calenda ma oggi nella maggioranza, con Noi Moderati, giudica la legge sul suicidio medicalmente assistito approvata oggi dal Consiglio regionale sardo.

Sul merito: «Siamo di fronte ad una ovvia competenza nazionale (tanto che la Corte Costituzionale chiede da anni al Parlamento - al Parlamento e non ai consigli regionali - di legiferare sulla materia) e al Senato è incardinato in Commissione un provvedimento sul tema. Non sarebbe stato meglio attendere l'esito dell'iter di questa proposta?», afferma la ex ministra dell’Istruzione.

Ancora, sul metodo: «Se già sulla legge toscana il governo ha proposto impugnativa presso la Corte Costituzionale, non sarebbe stato più opportuno attendere l'esito almeno della sentenza della Corte? Le due domande retoriche che pongo evidenziano, oltre ogni ragionevole dubbio, che siamo di pronte ad una norma di pura propaganda, che ovviamente sarà impugnata dal Governo. Le regioni non possono legiferare sulla vita e sulla morte e non possono sostituirsi al legislatore nazionale: su questi beni supremi e costituzionalmente protetti non è ammissibile una legislazione arlecchino».

Pronta la replica della senatrice M5S Sabrina Licheri: «L’approvazione di una legge per il fine vita da parte della Regione Sardegna risponde a una realtà ben presente nel Paese. Non è una manovra elettorale né propaganda come ha sottolineato la senatrice Gelmini. Risponde, piuttosto, alla volontà di tante persone che - ogni giorno - si confrontano con un dolore indicibile, con una malattia che non lascia scampo. La maggioranza, anziché criticare una legge che difende la dignità dei singoli, ci dica cosa intende fare con la legge ancora ferma al Senato».

Duro attacco alla maggioranza del coordinatore regionale FI Pietro Pittalis: «La macabra esultanza di una maggioranza squinternata e sempre più precaria è il segnale di una povertà morale sconcertante. Una legge che andando incontro ad una impugnazione davanti alla Corte Costituzionale, per evidenti violazioni delle norme della Carta, esprime una visione della vita e della dignità umana nettamente contraria alle radici morali e culturali, prima ancora che religiose, della nostra civiltà».

«Invece che pensare a curare meglio i sofferenti, questa giunta sinistra che danneggia la Sardegna sotto molteplici aspetti si impegna a favorire la morte, in una sorta di delirio neopagano che ricorda i tristi riti che in passato sacrificavano i più deboli. Vengono i brividi - conclude Pittalis - solo al pensare a quale potrà essere il prossimo traguardo».

E la richiesta di impugnazione arriva anche da Pro Vita & Famiglia, perché la legge «viola le competenze esclusive dello Stato creando procedure mediche per aiutare i cittadini malati, fragili e spesso disperati a uccidersi invece di moltiplicare cure e servizi socio-assistenziali per aiutarli, coi loro familiari, a vivere degnamente fino alla morte naturale».

La Sardegna, attacca Pro Vita, «è la vergogna nazionale in tema di accesso alle cure palliative, dato che meno del 5% dei pazienti che ne hanno diritto ne può godere e vi è una drammatica carenza di hospice e personale specializzato. In questo contesto, facilitare la strada al suicidio è una follia cinica e irresponsabile. La maggioranza Pd-5Stelle che sostiene la Giunta Todde, già dichiarata decaduta dalla magistratura, avrà politicamente sulla coscienza la morte di ogni singolo cittadino sardo che non avrebbe mai chiesto di morire senza questa legge e che ora, alla luce della nuova procedura, potrà essere indotto a farlo».

Di tutt’altro avviso il segretario di +Europa, Riccardo Magi: «Un passo in avanti sul terreno dei diritti delle persone e dell'autodeterminazione. L'avversione ideologica della Presidente Meloni e della maggioranza contro una legge di civiltà non la comprende più nessuno, risulterebbe ridicola se non ci fossero in gioco la sofferenza e la libertà delle persone, invece è disumana, e la proposta della maggioranza in discussione al Senato va respinta al mittente, essendo di gran lunga peggiorativa perfino rispetto alle sentenze della Corte Costituzionale. Ora il Governo che farà? Impugnerà anche questa legge davanti alla Consulta, su ricatto dei pro vita?».

Ovviamente, non poteva mancare il plauso dell’Associazione Coscioni, che ha scritto la legge sarda e quella toscana: «La Sardegna è così la seconda Regione a dotarsi di questa legge di civiltà, volta a impedire il ripetersi di casi di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile», si legge in una nota di Filomena Gallo e Marco Cappato.

«Le regole approvate in Sardegna - spiegano - consentono la piena attuazione della sentenza della Corte costituzionale 'Cappato-Antoniani' (dj Fabo, ndr), che ha legalizzato in Italia il cosiddetto 'aiuto al suicidio' a determinate condizioni. Il nostro obiettivo è ora quello dell'approvazione della legge 'Liberi Subito' in tutte le Regioni italiane, dove il 'suicidio assistito' è comunque già legale (in forza delle sentenze della Consulta), ma senza che ci siano garanzie su tempi e sulle procedure per le persone malate e i medici».

(Unioneonline/L)

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