“Per noi il problema non è il testo. Il problema è che sia approvato dal Senato e diventi legge dello Stato”.

Ivan Scalfarotto, deputato di Italia Viva e sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno del governo Draghi, è considerato ormai l’emblema della mediazione di Iv tra Partito democratico e centrodestra, e in particolare Lega, sul ddl Zan. Cinquantacinque anni, nato a Pescara ma cresciuto a Foggia, è dichiaratamente omosessuale e unito civilmente. Non ha figli “perché non ho alcun istinto paterno", ma non vede perché lui e il marito non potrebbero essere due ottimi genitori, tanto quanto due eterosessuali.

Con questo background, si trova a rispondere del motivo per cui Italia Viva presenterà alla discussione generale in Senato – a partire dal prossimo 13 luglio - un testo alternativo al ddl passato alla Camera. Perché ostacolare l’originale? “Nessuna giravolta politica”, sostiene, semplicemente “bisogna fare i conti con il duro ostruzionismo”. Meglio una legge imperfetta ma approvata, è la tesi, che una perfetta ma che resta in un cassetto.

Eppure il testo Scalfarotto stralcia i punti principali del disegno di legge Zan: tanto per cominciare, elimina la definizione di "identità di genere", molto divisiva nel mondo politico e cattolico, per parlare in modo più generico di omofobia e transfobia. "Ma non si esclude la tutela delle persone trans”, sostiene. Via la clausola salva-idee (“l’articolo 21 della Costituzione basta e avanza”). Infine, sull'articolo 7, in cui si parla delle iniziative da tenere nelle scuole in occasione della Giornata nazionale contro l'omofobia e la transfobia, si ribadisce il rispetto della piena “autonomia scolastica" dei singoli istituti.

Il compromesso da voi proposto prevede lo stralcio del riferimento all’identità di genere, considerata però dal Pd il cuore della legge, qualcosa che non si può toccare perché eliminandolo si tolgono tutele a tante migliaia di persone trans. E’ così?

“In realtà la mediazione proposta è quella del ddl a mia prima firma che non toglie nessuna tutela alle persone trans. Nel testo si sposa il focus dalle caratteristiche della vittima (l’orientamento sessuale per le persone LGB o l’identità del genere per le persone T) al movente del reato (l’omofobia per le persone LGB o la transfobia per le persone T)”.
Ma i termini omofobia e transfobia, sostiene Zan, non si possono usare in una legge perché molti giuristi hanno fatto notare che vanno contro il principio di tassatività della legge penale.

“È un’opinione con la quale non concordo. Il giudice ha tutti gli strumenti per interpretare la legge a partire dal significato comune delle parole (e cosa siano l’omofobia e la transfobia è del tutto pacifico) all’intenzione del legislatore, che è del tutto evidente. Del resto Zan ha firmato il mio testo, come io ho firmato il suo”.
Quanto al ribadire “la piena autonomia scolastica” in riferimento alle attività di sensibilizzazione contro l’omofobia, a chi strizza l’occhio?

“Gli emendamenti in Parlamento non si fanno per strizzare gli occhi a qualcuno, si fanno per trovare i voti per approvare le leggi. Perché senza voti in aula, le leggi restano sulla carta e, in questo caso, le vittime di violenza e discriminazione restano senza tutela”. 
Perché cambiare una legge già ampiamente discussa quando forse basterebbero solo i vostri 17 voti in Senato a farla passare così com’è? Per qualcuno è solo un modo di Renzi, nel caso in cui passasse, di mettere una bandierina.
“Perché i regolamenti parlamentari attribuiscono strumenti importanti alle minoranze, tali da poter paralizzare i lavori. Avrà notato che anche governi con maggioranze vastissime utilizzano massicciamente il voto di fiducia, che fa venir meno la discussione parlamentare e tutti gli emendamenti. La ragione è che un ostruzionismo duro è sempre difficile da superare”.

Crede che ci sia un’apertura da parte del centrodestra o è solo un tentativo di affossare il ddl e spaccare il fronte del centrosinistra?

“Lo vedremo. Se non ci sarà un’apertura seria, voteremo - come alla Camera - il testo attuale ‘incrociando le dita’, come ha detto Zan. Io spero che avremo un piano più efficace della scaramanzia per portare la legge a casa”.
Come è cambiato il Paese sul fronte dei diritti civili dal 2013, anno in cui lei propose un primo testo contro l’omofobia? E secondo lei come finirà stavolta?

“C’è maggiore attenzione, merito anche della Legge sulle Unioni Civili che ha costituito anche uno straordinario strumento di crescita culturale”.
Lei ha detto che voterebbe la legge così com’è, se potesse. Quanto crede in questo ddl, anche in considerazione della sua storia personale, e quanto invece sarebbe disposto a cedere ancora?

Il confine sta nella tutela di tutte le persone LGBT+ dalla violenza e dalla discriminazione. Se poi si riesce anche a fare di questa legge una legge di principio, molto meglio. Ma non dimentichiamo che l’obiettivo che non possiamo mettere a rischio è l’approvazione della tutela penale contro l’odio”.

Angelica D’Errico

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