A volte durano pochi secondi, in qualche caso raggiungono i due-tre minuti. Sono i 161 frammenti di colonne sonore italiane degli anni Sessanta e Settanta recuperati, catalogati, salvati dall’oblio e finalmente pubblicati su doppio cd e quadruplo vinile da Alessio Santoni, 52 anni, inquieto e poliedrico creativo cagliaritano. Fra le sue esperienze c’è la musica: è stato dj per anni a Radio Flash, poi musicista con i Mucca Macca. L’altra sua passione è l’immagine: è fotografo, grafico, animatore in stop motion. C’è la sua firma da curatore su Tidbeats, ricchissima raccolta uscita l’anno scorso, in pieno lockdown, che presenta finalmente al pubblico un tesoro che giaceva negli sconfinati archivi della Cinevox, una delle due più importanti etichette discografiche italiane specializzate in musica per il cinema. Fra gli autori, tolto Morricone, ci sono i più grandi maestri del genere, nomi venerati in tutto il mondo: Piccioni, Umiliani, Ortolani, Trovajoli, Gaslini e via elencando.

In quegli archivi Santoni ha lavorato a lungo, durante i suoi dieci anni di permanenza a Roma: malato di ordine, come si definisce, il produttore Carlo Bagnolo vide in lui la persona giusta per un’immersione prolungata fra vecchie bobine di nastro magnetico. Ogni tanto, passando in rassegna e catalogando migliaia di brani, la sorpresa di un inedito: scampoli che per ragioni di vario tipo non erano finiti nella colonna sonora di questo o quel film, fra cui vari B-movies ma anche titoli famosi: fra gli altri, “Nell’anno del signore” di Luigi Magni, con Nino Manfredi ed Enrico Maria Salerno, e “ Quelle strane occasioni”, dello stesso Magni con Luigi Comencini e Nanni Loy, fra gli attori Alberto Sordi e Stefania Sandrelli.

Alessio Santoni era il primo ad ascoltare quelle note dopo quaranta, cinquanta, a volte sessant’anni: un’esperienza da pelle d’oca. La sensazione, dice, era più o meno quella di chi scopre una mummia egizia. E da allora l’obiettivo è stato chiaro: condividere con altri quelle emozioni.

Inizialmente aveva pensato a un disco destinato ai dj perché i primi reperti erano molto brevi: giri di basso o riff di batteria da pochi secondi, ideali per essere campionati. Poi però hanno cominciato a venire alla luce anche brani finiti: composizioni di uno, due, anche tre minuti.

Rientrato a Cagliari nel 2016 dopo la morte del padre, cui Alessio Santoni deve l’iniziazione alla magia della musica e cui ha dedicato questo suo lavoro, l’idea di dare nuova vita a questi piccoli gioielli sonori ha continuato a pulsare. Finché il patron della Cinevox, Franco Bixio (figlio del celebre Cesare Andrea Bixio, autore di successi planetari come Vivere, Mamma, Violino tzigano, Parlami d’amore Mariù e tanti, tanti altri), gli ha dato pieno accesso agli archivi.

Il lavoro è durato cinque anni: per ogni take, spiega Santoni, è stato prima di tutto necessario risalire all’autore, alla paternità delle edizioni: poi è stata la volta del riversamento in digitale, del restauro sonoro, del livellamento dei volumi. Nessun intervento, invece, sull’equalizzazione: ascoltare il disco è anche fare un viaggio nell’evoluzione del “suono” delle colonne sonore italiane.

C’è voluto un anno solo per stabilire l’ordine giusto dei frammenti, per arrivare a una sequenza che può essere ascoltata con piacere, una galoppata lunga due ore nella storia del cinema italiano. Di tanto in tanto si sente anche la voce del direttore d’orchestra che dà indicazioni ai musicisti. Un lavoro di montaggio e cucitura fatto con amore da appassionato, perizia da professionista dell’audio e cura da artigiano: e quelli che erano “scarti” sono diventati chicche o bocconcini (tidbits, in inglese: da qui il titolo).

L’anno scorso, col centenario della fondazione del Gruppo editoriale Bixio di cui l’etichetta è una diretta emanazione, cd e vinili sono stati finalmente pubblicati. Di Santoni anche la grafica. Tidbeats ha fatto il giro del mondo, vendendo bene anche negli Stati Uniti. Dopo 5 mesi è stato necessario fare una prima ristampa. Una chicca per veri appassionati.

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