Una possibile svolta in Israele?
Il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha formalmente dato incarico a Benny Gantz, di formare il prossimo governoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Per la terza volta in meno di un anno, il 2 marzo scorso, si sono svolte le elezioni politiche in Israele per eleggere i 120 rappresentanti della Knesset. Nelle due precedenti occasioni, grazie alla estrema frammentazione della rappresentanza politica derivante da un sistema elettorale proporzionale puro con soglia di sbarramento al 3,25%, non era stato possibile costituire una maggioranza di governo; il leader del principale partito, Benjamin Netanyahu del Likud, non aveva raccolto intorno a sé i 61 membri minimi per avere l’approvazione del parlamento israeliano.
C’è oggi una novità, decisamente rilevante: il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha formalmente dato incarico a Benny Gantz, leader centrista del partito Blu e Bianco ed ex capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, di formare il prossimo governo. Gantz, che ora ha 28 giorni per formare una squadra di governo, sembra infatti avere l’appoggio di almeno 61 deputati, compresi i 33 di Blue Bianco, i 7 di Labor-Meretz (ciò che resta della sinistra) i 15 della Lista Unita (degli arabo-israeliani) e i 7 di Israel Beitenu, il partito di Avigdor Lieberman, di destra ma fortemente anticlericale.
Dunque, malgrado Netanyahu abbia salutato il risultato elettorale come “la più grande vittoria della mia vita” e nonostante i 36 seggi conquistati dal Likud, non sarà lui a dover cercare di creare una maggioranza governativa. Non è un caso inedito per la politica israeliana: nel 2009 Tzipi Livni col partito Kadima ottenne più seggi del Likud ma non riuscì a trovare i 61 voti sufficienti per creare un governo (ci riuscì invece proprio Netanyahu).
Se questo avverrà è grazie alla posizione assunta da Lieberman dato che Israel Beitenu non intende più sostenere coalizioni dove i partiti religiosi abbiano eccessivo peso; già nelle elezioni di settembre 2019 Lieberman impedì la formazione di un governo coi religiosi, dicendosi disponibile solo alla formazione di un governo di unità nazionale (dunque anche con Blu e Bianco).
Le tensioni tra Netanyahu e Lieberman sono politiche e anche personali: il primo infatti mandò via dal suo esecutivo il secondo, avocando a sé le deleghe del Ministero della sicurezza, fino a che non fu costretto ad andare a elezioni anticipate.
Inoltre, la situazione di Netanyahu è per tanti divenuta non tollerabile: nel 2019 è stato infatti incriminato per corruzione, frode e abuso d'ufficio, il suo processo sarebbe dovuto iniziare proprio a marzo ma lo ha evitato andando a elezioni.
Ma se veramente si arrivasse a un governo con una base di questo tipo, lo si dovrà anche alla decisione storica da parte delle liste arabe israeliane di sostenere un governo e di entrare dunque in maggioranza: 15 deputati mettono la Lista unita al terzo posto e stavolta, sperando che le sue quattro componenti mantengano una posizione univoca, sono tutti concordi nel sostegno a Gantz.
Qualsiasi governo dovesse venire fuori, avrà comunque, molto probabilmente, l’aspetto di un esecutivo istituzionale. Il paese è infatti colpito dal Corona virus, più di 70.000 persone sono state messe in quarantena, le scuole sono state chiuse e annullate le cerimonie pubbliche, chiunque arrivi in Israele è automaticamente messo in quarantena. Permane inoltre una situazione economica non buona, con sempre più marcate differenze sociali e con un costo della vita sempre più alto; questo stato dell’economia deriva dalle scelte fatte dalle varie compagini governative presiedute da Netanyahu. Dunque i primi mesi potranno essere unicamente dedicati alla gestione di una situazione di pesante crisi.
Senza dubbio il Presidente israeliano Reuven Rivlin, che già non aveva apprezzato i toni eccessivi e volgari di una pessima campagna elettorale, farà il possibile per evitare un ennesimo ritorno alle urne, che in questa situazione non darebbe risultati molto differenti.
Filippo Petrucci