Un dissesto finanziario causato da affari sbagliati, una vita lussuosa al di sopra delle proprie possibilità, un castello di menzogne costruito davanti ai familiari che sarebbe crollato di lì a poco, al momento della firma del rogito per l'acquisto di un attico da 1,2 milioni di euro che la famiglia non si poteva permettere.

Queste le cause che secondo gli inquirenti hanno spinto Gabriele Sorrentino, ex carabiniere poi diventato broker, a uccidere a martellate i figli di 2 e 4 anni per poi suicidarsi gettandosi da una scarpata a Sardagna (Trento).

Pare che l'uomo avesse debiti per un milione di euro, che, all'insaputa di sua moglie, da mesi non pagasse l'affitto di 5mila euro perché non aveva più soldi, e neanche le rate degli elettrodomestici e le bollette.

Secondo indiscrezioni di stampa avrebbe bruciato 300mila euro ricevuti dai suoceri e altri 400mila affidatigli da amici, clienti e conoscenti.

Sorrentino, secondo tutti un "padre modello", ostentava un certo benessere: l'attico progettato da Renzo Piano in zona residenziale, la Volvo da oltre 50mila euro.

Di fronte ai sospetti della moglie avrebbe presentato alla donna alcuni documenti che prevedevano un guadagno imminente di 15 milioni di euro.

Era tutto falso, così l'uomo, a poche ore dalla firma di quel rogito che non si poteva permettere, sarebbe andato in tilt.
© Riproduzione riservata