Il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro – arrestato a Palermo lo scorso 16 gennaio dopo trent’anni di latitanza – ha rinunciato questa mattina a comparire al processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, in cui nel 1992 persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Il processo si celebra nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta.

La corte presieduta dalla presidente della corte d'Appello, Maria Grazia Vagliasindi, ha comunicato che dopo la rinuncia del mandato del suo legale, Messina Denaro non ne ha nominato un altro. Pertanto è stato designato come difensore d'ufficio Calogero Montante: lo stesso avvocato però ha fatto sapere di voler rinunciare all’incarico poiché in passato è stato difensore d'ufficio del falso pentito Vincenzo Scarantino, nel processo Borsellino Quater e nel processo d'Appello e perché ricopre la carica di vice procuratore onorario alla Procura di Palermo. Per queste ragioni è stata sollevata la questione di incompatibilità. La Corte d'Assise d'Appello si è ritirata per sciogliere la riserva e decidere in merito alla richiesta di rinuncia avanzata dal legale. Ieri a rimettere il mandato era stata la nipote del boss, l'avvocato Lorenza Guttadauro.

In aula era stato predisposto, il collegamento audiovideo con il carcere dell'Aquila. Anche nella scorsa udienza del 19 gennaio, a tre giorni dal suo arresto, il boss di Castelvetrano, aveva rinunciato a partecipare al processo

(Unioneonline/F)

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